LETTERA "D"

DARSANA (dal sanscrito). Letteralmente "dimostrazione". Si tratta delle sei scuole della filosofia indiana il cui scopo comune è l'evoluzione. Questi sistemi filosofici sono:

1. Nyaya, il sistema elaborato da Gotama, analizza la correttezza del procedimento per ottenere conoscenza ed è chiamato anche Scuola Logica;

2. Vaisheshika, elaborato da Kanada, analizza le qualità speciali che differenziano un oggetto dagli altri oggetti;

3. Sankhya, elaborato da Kapila, significa letteralmente "ciò che riguarda il numero". Questo sistema sostiene che la conoscenza di un oggetto non sarà completa senza la conoscenza dei suoi componenti: nella sua analisi della vita e della creazione, fissa 25 categorie che si collocano alla base del processo di evoluzione cosmica;

4. Yoga, elaborato da Patanjali, il cui scopo è quello di acquisire la conoscenza tramite la percezione diretta. La meta dello yoga, ossia l'unione, può essere raggiunta seguendo i princìpi dell'astanga yoga, le otto tappe per realizzare l'armonia perfetta;

5. Karma mimansa, elaborato da Jaimini, si occupa dell'attento studio dell'azione, dato che l'azione è alla base dell'esistenza e dell'evoluzione dell'individuo;

6. Vedanta, conosciuto anche come uttara mimansa e attribuito a Vyasa, autore del Bhagavad Gita, è l'ultimo sistema filosofico e il più evoluto. Il vedanta spiega il rapporto tra la realtà assoluta (Brahaman) e l'aspetto relativo, manifesto della vita introducendo il principio del maya: maya è ciò che non è, una sorta di illusione che fa apparire il Brahaman nel mondo manifesto, senza tuttavia coinvolgerlo.

DATTILOMANZIA. Antica forma di radiestesia, in cui un anello appeso a un filo indicava parole e numeri con le sue oscillazioni.

DEFUNTI. Dicesi di coloro che hanno deposto il corpo fisico. Dall'aldilà possono inviare correnti benefiche a tutti coloro che hanno lasciato in basso per aiutarli e proteggerli, ma non ritornano mai verso di loro, non scendono mai al loro livello, come molti immaginano. Dal momento che sono morti, sono molto lontani dalla terra e non ritornano.

Direte: "Ma allora come avviene che gli spiritisti credono di entrare in comunicazione con certi personaggi illustri del passato?". No, in realtà non è con loro che comunicano, ma con gli spiriti erranti (vedi) o i baronti (vedi). Per maggior dettagli vedasi: Medianità.

DEISTA o TEISTA. Così viene definito colui che pur ammettendo la possibilità dell'esistenza di un Dio o di più Dei, non accetta il fatto che si possa conoscere qualcosa dell'uno o degli altri.

DEMONE o DAIMON (dal greco). Negli antichi classici questa parola veniva usata con lo stesso significato di "angelo" o "genio". Per Socrate il "demone" rappresentava la parte incorruttibile dell'uomo che i Teosofi chiamano Ego. Per la Chiesa cristiana i demoni sono le creature che, nell'inferno cristiano curano le anime dei dannati e sulla scena del mondo lavorano per portare più anime possibile all'inferno di cui sopra. Nell'antichità si distinguevano tra il demone buono (agatodemone, genio, angelo) o quello malvagio (cacodemone, diavolo).

Vi furono dei filosofi che, con buone ragioni, cercarono anche di fare una precisa distinzione al fine di chiarire le molte specie di demoni (vedi Il Regno degli Dei, di Godfred Houdson, Bresci Editore).

DEMONOMANZIA. Divinazione ottenuta mediante l'aiuto dei demoni.

DERVISH. Dicesi di un asceta musulmano turco o persiano che spesso vide come un nomade e raramente si ritrova in una comunità. A causa della loro abilità nella danza sono anche chiamati "Incantatori danzanti". Sono considerati molto austeri ma non si infliggono punizioni come invece fanno i fachiri, pure musulmani. Non si devono neppure confondere i Dervish con il sanyasi o yoghi indù.

DEVA o ANGELO (dal sanscrito). Significa "Essere risplendente" in quanto deriva da dev = risplendere. I Deva sono suddivisi in 33 gruppi e se ne contano a milioni (vedasi "I Maestri parlano degli Angeli", Ed. Synthesis) ed abitano nei tre Mondi sottili sopra di noi.

DEVACHAN (dal sanscrito). Viene così chiamato lo stadio in cui l'anima rimane tra una vita terrena e l'altra.

DEVATA (dal sanscrito). Nel processo del conoscere è il mezzo di conoscenza che mette in relazione il soggetto con l'oggetto.

DHARANA (dal sanscrito). La "concentrazione", sesto mezzo nello yoga di Patanjali.

DHARMA (dal sanscrito). Legge morale e spirito della religione: la forza invincibile della natura che sostiene l'intera creazione.

DHATU (dal sanscrito). Letteralmente "che entra nella formazione della struttura fondamentale dell'intero organismo", o "che sostiene il corpo". I dhatu sono i costituenti fondamentali dei tessuti, definiti anche come sette costituenti corporei: rasa, rakta, mamsa, meda, asthi, majja, shukra, (chilo, sangue, carne, grasso, ossa, midollo, seme).

DHYANA (dal sanscrito). Meditazione, settima parte dell'astanga yoga.

DHYAN CHOHAN (dal sanscrito). Sono le deità più elevate i "Signori di luce" che corrispondono alle Gerarchie Superiori degli Angeli della Chiesa cattolica.

DIANOIA (dal greco). Vedasi Logos.

DINACHARYA (dal sanscrito). Routine igienica quotidiana secondo l'Ayurveda, comprendente pratiche fisiche e di igiene mentale.

DINASTIE. Vengono così chiamate le successioni delle classi regnanti ai primordi dell'umanità. All'inizio i popoli erano governati da dinastie divine (probabilmente esseri venuti da altri pianeti) poi, con lo sviluppo di esseri umani con le dovute capacità, vi furono le dinastie umane di qui i Faraoni sono un classico esempio.

DIO. Il Supremo creatore che, secondo l'esoterismo, possiede tre Aspetti:

1° aspetto: la Volontà con cui Dio dà vita a tutto ciò che ha ideato (il Padre).

2° aspetto: Amore-Saggezza con cui risveglia la "coscienza di gruppo" nell'uomo, al fine di promuovere unione, fusione e sintesi (il Figlio).

3° aspetto: Attività Intelligente con cui porta a compimento la propria Volontà (lo Spirito Santo).

DIRETTIVITA'. In pedagogia, metodo di trasmissione dell'informazione imposta, che mantiene gli allievi nella dipendenza del "maestro" e della sua dottrina.

DISCEPOLO. Dicesi di un Aspirante che ha raggiunto un livello evolutivo che gli permette di pensare ed agire sotto la guida della sua propria Anima ed allo scopo di servire il Piano di evoluzione dell'umanità.

DISTACCO. Stato in cui si è in grado di osservare se stessi e la vita in modo impersonale. Non si deve confondere con l'indifferenza che viene vissuta senza alcun interesse. Qui un interesse è ben presente: cercare di staccarsi dalla materia per servire sempre più le motivazione che arrivano dall'Anima.

DIVINAZIONE. L'arte di indovinare il futuro, ne fanno parte la sfera di cristallo ed i Tarocchi (vedi).

DOSHA (dal sanscrito). Forze fondamentali che controllano le attività umane e la struttura corporea. Sono tre: vata, pitta, kapha, termini sanscriti tradotti con "vento", "bile", "flemma", che non esprimono la vasta portata del loro significato.

DOTTRINA DELLA RINASCITA. Vedasi: Rinascita.

DOTTRINA DELLA REINCARNAZIONE. Vedasi: Rinascita.

DOTTRINA SEGRETA. Titolo di una serie di volumi, scritti da Helena Petrovna Blavatsky, alla fine del 1800, che per la prima volta misero l'occultismo alla portata di tutti. Sono attualmente pubblicati dalle Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO). (Vedasi anche: Società Teosofica).

DOPPIO ETERICO. Vedasi: Costituzione dell'uomo.

DRAGO (dal greco). Si tratta di un mostro preistorico, coperto di scaglie ed ora estinto. Nell'antico Egitto quella che allora era la stella polare veniva chiamata "La Stella del Drago".

I popoli antichi, nelle citazioni del Sole mettevano pure il Drago, considerato come simbolo della Saggezza, così come Thot ed Ermete. I sacerdoti di Egitto e della Babilonia si qualificavano sia come "figli del dio serpente" che come "figli del drago". Anche i Drudi delle regioni celto-britanniche affermavano: "lo sono un Serpente, Io sono un druido", in quanto entrambi erano simboli della Saggezza, Immortalità e Rinascita.

DRAVYAGUNA (dal sanscrito). Letteralmente qualità della materia. Si tratta della scienza che utilizza le piante medicinali a scopo terapeutico.

DRUIDI. Veniva così chiamata una casta sacerdotale che fioriva in Britannia e nella Gallia. Era formata da iniziati che, a differenza di molti altri ordini, ammettevano anche le donne nel loro ordine sacro e conferivano loro le iniziavano nei Misteri della loro religione. Essi non affidarono mai la loro sacra dottrina, esposta in versi, alla carta scritta, in quanto erano tenuti ad impararli a memoria.

Secondo la descrizione, fatta da Cesare, la loro istruzione richiedeva vent'anni per essere completata. Essi non utilizzavano immagini o statue per rappresentare i loro dei, infatti la religione celtica considerava una bestemmia rappresentare qualunque deità, sia pure di carattere minore, con una forma umana.

Sebbene i cristiani greci e romani li considerassero come "pagani" avrebbero fatto molto bene ad apprendere i loro tre principali comandamenti, ovvero: 1. obbedienza alla divina legge; 2. solidarietà per il Benessere dell'umanità, 3. sopportazione con fermezza delle avversità della vita.

DZYN o DZEN o DZYAN (dal tibetano). È una corruzione della parola sanscrita Dhyan e Jnana: Saggezza o Conoscenza Divina. È giusto notare che nella lingua tibetana il verbo apprendere si dice "dzin".