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SCHEDE TERAPEUTICHE

SINDROME FIBROMIALGICA (SF)

Sommario


Importante: quanto qui proposto fa parte di un approccio olistico alla malattia, pertanto relativamente nuovo, che si è dimostrato efficace. Non asseriamo, con questo, che queste scoperte siano state scientificamente confermate e che rappresentino la verità in assoluto. Vi incoraggiamo perciò a studiare, sperimentare, e trovare la verità da voi stessi.

Ricordiamo che le informazioni fornite sono ad esclusivo scopo informativo e non sostituiscono il medico a cui bisogna rivolgersi per i problemi relativi alla salute.


Definizione

Il termine Fibromialgia indica i dolori diffusi nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose (i legamenti e i tendini), al dolore si associa l'affaticamento (astenia). Attualmente colpisce, approssimativamente, 1.5 - 2 milioni di Italiani. Una volta si chiamava "fibrosite", termine che indicava soltanto un processo infiammatorio.

Questa condizione viene definita "sindrome" poiché propone contemporaneamente "segni" (ciò che il medico trova) e "sintomi" (ciò che prova il malato).

La fibromialgia colpisce principalmente i muscoli nel loro punto di inserzioni sulle ossa. Va qui ricordato che il punto in cui un muscolo si attacca ad un osso fisso viene definito "origine", nentre quello in cui si attacca ad un osso mobile viene chiamato "inserzione".


APPROCCIO MEDICO UFFICIALE

Eziologia (cause)
(tratto da: www.sindromefibromialgica.it/dettaglio_abs.php?abs_id=44).

Nella patogenesi della Sindrome Fibromialgica sembra che il ruolo più importante sia svolto dall'apparato muscolo-scheletrico, dal sistema neuroendocrino, e dal sistema nervoso centrale.

Diagnosi

Siccome la Fibromialgia manca di alterazioni riscontrabili la diagnosi diagnosi dipende principalmente dai sintomi riferiti dal paziente. Negli ultimi 10 anni si è comunque riscontrato che, in coloro che ne sono affetti, è presente sia il dolore muscoloscheletrico diffuso, che la presenza di specifiche aree sensibili alla pressione esercitata con le dita, fatto questo, non risconterabile nelle persone sane o in quelle con altre patologie reumatiche dolorose.

Approccio terapeutico 1/2
(tratto da: www.sindromefibromialgica.it/cura.php).

Le opzioni terapeutiche per la fibromialgia comprendono:

  • farmaci che diminuiscono il dolore e migliorano la qualità del sonno
  • programmi di esercizi di stiramento (stretching) muscolare e/o che migliorino il fitness cardiovascolare
  • tecniche di rilassamento ed altre metodiche per ridurre la tensione muscolare
  • programmi educativi per aiutare il paziente a comprendere la fibromialgia e ad imparare a conviverci (terapia cognitivo-comportamentale)

Il medico di famiglia o lo specialista possono aiutare il paziente organizzando un piano terapeutico individuale ed elaborato sulle necessità del singolo paziente. Alcuni pazienti con fibromialgia hanno sintomi lievi e necessitano di modesto trattamento, una volta compresa la natura della malattia. Altri pazienti presentano sintomi più severi o invalidanti e necessitano di un approccio terapeutico più globale.

Approccio terapeutico 2/2
(tratto da: www.sindromefibromialgica.it/dettaglio_abs.php?abs_id=44).

Una delle più complesse situazioni di trattamento incontrate dal clinico è il paziente che si presenta con un insieme di segni e sintomi che portano alla diagnosi di SF (56). Mentre il medico si focalizza soprattutto sul trattamento farmacologico, un certo numero di modalità terapeutiche non farmacologiche hanno mostrato una discreta efficacia in questi pazienti.

Nessun trattamento è uniformemente efficace in tutti i pazienti; le strategie terapeutiche che consistono in trattamenti farmacologici e non farmacologici devono essere individualizzate sul paziente, e il clinico può avere la necessità di provare differenti modalità terapeutiche prima di ottenere un miglioramento ottimale dei sintomi del paziente.

Il trattamento farmacologico non può né deve essere l'unico approccio terapeutico nel paziente fibromialgico, le cui problematiche vanno invece affrontate in modo estremamente personalizzato ed articolato, avvalendosi di metodiche anche non convenzionali secondo priorità e modalità che di volta in volta il contesto clinico e l'esperienza del medico suggeriscono.

Ne consegue che l'approccio terapeutico è andato strutturandosi in modo articolato avvalendosi sia di presidi farmacologici capaci di interferire con le anomalie descritte e di modalità terapeutiche non-farmacologiche (biofeedback, ipnositerapia, fitness cardiovascolare, terapia cognitiva comportamentale, elettroagopuntura, ecc.).


APPROCCIO OLISTICO

Premessa (da un documento del 1925, note 1)

I dottori ed i fisiologi conoscevano da lungo tempo (siamo nel 1925, Ndr) la presenza dell'acido (urico nell'organismo, però la sua azione, che risultò dall'apparizione di una serie di malattie le quali apparentemente non avevano nulla di comune l'una con l'altra, non fu conosciuta che da tempo relativamente recente. Tutte le malattie provenienti dall'agglomerazione di acido urico nel corpo umano, furono raggruppate nel tipo comune delle così dette malattie artritiche.

L'esperienza medica provò che la gente artritica s'incontra più spesso di quella che non si può supporre. Nel medesimo tempo fu chiaro che la cura radicale delle malattie artritiche, come per esempio la gotta, i reumatismi, le pietre renali, le nevralgie, l'arteriosclerosi, la sciatica, ecc. deve consistere nella dissoluzione delle agglomerazioni di acido urico nell'organismo e nella sua espulsione da esso.

A prima vista sembra che... (da un documento del 1925, note 1)

A prima vista sembra che la vita dell'organismo umano sia semplicissima. L'uomo aspira l'aria, si appropria degli alimenti coi quali restaura le sue perdite, lavora, si muove. Ma questa semplicità delle funzioni del nostro corpo, è soltanto apparente.

In realtà l'organismo presenta un laboratorio chimico complicato, che i più abili ed industriosi chimici non riuscirono a creare artificialmente. Gli elementi nutritivi dal di fuori venendo nel nostro organismo, si sottomettono dentro a metamorfosi complicate, si dissolvono, si dividono, in modo dettagliato nelle parti che lo compongono, l'organismo ne trae tutto ciò che gli necessita per la sua nutrizione.

Ma mentre si producono nell'organismo giostro i succhi indispensabili nutrienti e vitali, si producono pure molti succhi nocivi e velenosi. Così mentre si fa la digestione, si produce il veleno nei nostri intestini. Durante la trasformazione chimica dell'albumina, si produce nell'organismo l'acido urico che costituisce un veleno fortissimo.

Nell'organismo normale questi veleni si producono in quantità poco grande e sono resi innocui dall'organismo stesso, e ne escono senza cagionare alcun danno. Ma se nell'organismo c'è qualche difetto, se la regolarità della macchina così complicata si altera per qualche ragione, allora i veleni cessano di essere innocui, si aggruppano dentro, penetrano nel sangue e producono diversi veleni. L'acido urico ha da questo punto di vista una parte esorbitante e la spiegazione di questa parte ha un significato essenziale nel gruppo di malattie che risultano dall'intossicazione a mezzo di questo veleno.

Cos'è l'acido urico? (da un documento del 1925, note 1)

Dunque, che cosa è l'acido urico e che parte occupa nella vita dell'organismo?

In mezzo agli elementi nutritivi appropriati dall'organismo, i corpi albuminosi hanno la parte più importante. Nell'organismo questi corpi si sottomettono alle metamorfosi chimiche più complicate, dissolvendosi in moltissimi elementi. Come uno di questi elementi, nella trasformazione chimica dei corpi albuminosi, appare l'acido urico. In un organismo normale questo veleno, si forma in quantità non considerevole e si trasforma prestissimo in urea, la quale: esce sistematicamente dall'organismo.

Però ci sono organismi nei quali l'acido urico si forma in massima quantità e la sua parte considerevole non passa nell'orma, ma si ferma nell'organismo. In tale maniera si formano dentro estreme quantità di acido urico. Cosicché non è difficile di capire che la presenza di tale veleno rimane di rado innocuo per la salute.

I danni da acido urico (da un documento del 1925, note 1)

Il sangue imbevuto di acido urico porta agli organi insieme alle sostanze nutritive una sorgente d'avvelenamento continuo e d'indisposizione. Dall'accumulazione dell'acido urico possono prevenire le malattie più complicate. Se l'acido urico viene dal sangue nelle articolazioni, esso le disturba, fa venire dei mali nelle ossa, i gonfiori ed ecco apparire la gotta ed i reumatismi. Se l'acido urico si ferma nei reni, esso vi si cristallizza nelle così dette pietre renali, fa venire dei dolori forti e noiosi, delle punture e conduce in fine alla chiusura delle vie urinarie.

Fermandosi nei vasi sanguigni, l'acido urico fa venire la sclerosi, i vasi perdono la loro elasticità ed allora comincia a venire l'arteriosclerosi. Se l'acido urico penetra sotto la pelle, esso l'irrita sistematicamente e la maggior parte dei casi d'eczema si spiegano coll'avvelenamento della pelle per l'acido urico. Finalmente esso può anche non fermarsi in qualche organo separatamente e non far venire nessuna malattia speciale. Ma pure allora la sua presenza non passa senza lasciar tracce. Sotto l'influenza di questo veleno si distruggono le vie normali dell'organismo.

Questa apparizione può prodursi sotto le forme più diverse, ora una indisposizione generale, ora una nervosità acutizzata, ora una indigestione sistematica dello stomaco, ora dei dolori acuti posti in vari luoghi dell'organismo.

Come affrontare la Fibromialgia

Come abbiamo potuto apprendere, leggendo quanto esposto più sopra, la scienza medica attuale non conosce l'eziologia, ovvero i motivi, che causano questa malattia.

I nostri studi, confermati dall'esperienza clinica, ci hanno dimostrato come quanto creduto nel 1925 sia tuttora valido e attuale. Abbiamo perciò preparato il seguente approccio che, qualora seguito seriamente, offre delle probabilità di rimuovere le cause profonde della malattia, mentre le cure mediche tendono soltanto a placarne la sintomatologia dolorosa.

Pertanto, per eliminare l'acidità organica bisogna intervenire con tre approcci distinti:

  1. Eliminare gli acidi presenti. A tal scopo può essere molto utile l'assunzione di un cucchiano da tè di Basen pulver della Pascoe, in poca acqua e prima di coricarsi.
  2. Seguire una dieta che non crei fermentazioni intestinali dalle quali si genera l'acidità. Vedere la pagina Direttive alimentari
  3. Seguire una dieta in cui non siano presenti cibi che lasciano delle forti ceneri acide. Vedere a tal proposito gli articoli Gli acidi organici ed i loro pericoli.

Note bibliografiche

  • 1. Terapia nuova. Catalogo dell'Agenzia del "Laboratoire Helose", anno 1925.

Siti per approfondire


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Una proposta per un approccio olistico alla diagnosi ed alla terapia.