Progetto Caduceo |
Sommario del sito | Home page |
SCHEDE TERAPEUTICHEEPILESSIACarichi come l’epilessia, il Parkinson o altre malattie del sistema nervoso sono causati da influssi parassitici e da tossine ambientali. Abbiamo visto un gran numero di pazienti trovar sollievo dalla loro malattia, e non vogliono più fare a meno di questo aiuto delle biofrequenze! Naturalmente per battere queste malattie si deve lavorare intensamente sia all’eliminazione dei parassiti e delle tossine, sia al rafforzamento del metabolismo (dr. Hulda Clark). SOMMARIO
Importante: quanto qui proposto fa parte di un approccio olistico alla malattia, pertanto relativamente nuovo, che si è dimostrato efficace. Non asseriamo, con questo, che queste scoperte siano state scientificamente confermate e che rappresentino la verità in assoluto. Vi incoraggiamo perciò a studiare, sperimentare, e trovare la verità da voi stessi. Definizione Le epilessie sono malattie del sistema nervoso centrale. Si manifestano con attacchi (crisi) indicativi di una funzione temporaneamente alterata delle cellule nervose cerebrali. A seconda della forma di epilessia, l'aspetto e l'andamento delle crisi possono essere molto diversi. La crisi di Grande Male è la più conosciuta. Più frequenti però sono le piccole crisi, di per sé poco evidenti, come ad esempio brevi sospensioni della coscienza (assenze) o sussulti repentini incontrollati di un braccio. Le epilessie e gli attacchi epilettici sono manifestazioni frequenti. Qualsiasi persona può sviluppare una crisi isolata, ma questa non significa ancora epilessia. Si parla di epilessia solo nel caso in cui le crisi si ripetano. Circa lo 0,5-1% della popolazione è colpito da epilessia: vale a dire, in Svizzera le persone affette da una forma di epilessia sono circa 50.000, di cui 10.000 bambini. L'epilessia può manifestarsi ad ogni età ed in forme assai diverse. È fra le malattie neurologiche più frequenti: colpisce dalle tre alle sette persone ogni mille, circa 2 milioni e mezzo di persone negli Stati Uniti. Notizie storiche Nel passato l'epilessia è stata associata ad esperienze religiose e anche a possessioni demoniache. Storicamente l'epilessia era chiamata la "Malattia Sacra" poiché secondo una visione popolare si credeva che gli attacchi epilettici fossero una forma di attacco dei demoni o comunque una manifestazione di potenza occulta. Ippocrate di Kos sottolineava che l'epilessia sarebbe stata considerata divina solo fino a quando non sarebbe stata compresa. Come avviene la crisi La crisi più grave è la "crisi di grande male" che insorge bruscamente: a volte il soggetto getta un grido, subito dopo perde coscienza e si accascia a terra. In un primo tempo la muscolatura di tutto il corpo si irrigidisce, poi compaiono violente scosse convulsive localizzate agli arti e al capo, con morsicatura della lingua e perdita di saliva, urine, a volte vomito. Inizia quindi la fase di risoluzione della crisi, con il soggetto immerso in un sonno profondo e prolungato, con respiro russante e a volte coma. Naturalmente le caratteristiche delle crisi epilettiche sono variabili e non tutti i sintomi descritti possono presentarsi. Le crisi possono ripetersi ed essere anche ravvicinate, provocando uno stato assai pericoloso per il paziente. APPROCCIO CLASSICOCause dell'epilessia (1/3) Le crisi epilettiche sono sempre dovute alla presenza di un gruppo più o meno grande di cellule nervose che tendono ad avere una attività eccessiva, comunemente definita come "ipereccitabilità". Se paragoniamo le cellule nervose nel loro complesso ad una complicata rete elettrica, possiamo grossolanamente assimilare l'origine della crisi ad una piccola "scarica" elettrica eccessiva ed incontrollata, che inizia all'improvviso, generalmente finisce rapidamente ed abitualmente non lascia nessuna conseguenza. Tale scarica eccessiva può coinvolgere un numero limitato di cellule nervose, come nelle epilessie focali, o essere un fenomeno diffuso ad ampie aree della corteccia cerebrale, come nelle epilessie generalizzate. Cause dell'epilessia (2/3) Le cause dell'epilessia sono sconosciute, ma alcuni scienzati ritengono che gli attacchi possono derivare da un numero di condizioni non in relazione, incluso un danno procurato dalla febbre alta, da una contusione, da una sostanza tossica o da uno squilibrio elettrolitico (...). Nel 70% di tutti i casi non c'è una causa scatenante l'epilessia, che sia riscontrabile nello stato attuale della medicina. Qualcuno dice che può verificarsi in ognuno a qualunque età senza apparenti cause. Nell'altro 30% dei casi è rintracciabile un danno al cervello, una cicatrice o una malformazione. Nella stragrande maggioranza dei casi può essere intercettata dall'elettroencefalogramma una abnorme attività elettrica nel cervello (...). Si sa che un significativo e misurabile declino cognitivo è associato con l'epilessia sebbene non sia ancora chiaramente spiegato se ciò sia dovuto all'epilessia in sé o ai farmaci usati per curarla. Qualcuno considera le moderne droghe anti epilettiche avere meno effetti cognitivi seri rispetto ai vecchi farmaci (...). Le mutazioni in numerosi geni sono state collegate ad alcuni tipi di epilessia. Cause dell'epilessia (3/3) La diagnosi di epilessia implica una tendenza a sopprimere le crisi epilettiche ripetute, che si trova nello 0.5% della popolazione. Le crisi epilettiche sono favorite da fattori che aumentano l'eccitabilità elettrica delle cellule nervose e abbassano la naturale soglia alla loro scarica spontanea: l'uso o la sospensione improvvisa di certi farmaci, droghe o alcool; febbre, deficit di sonno, alterazioni degli elettroliti, e infine fattori genetici e metabolici. Si parla di epilessia idiopatica o primaria quando la storia clinica e gli esami diagnostici non rivelano cause per crisi epilettiche ripetute. Mentre la maggior parte delle epilessie idiopatiche è infatti dovuta a fattori genetici e metabolici ancora sconosciuti e si manifesta in età infantile o adolescente, una grande parte delle epilessie secondarie si manifesta dopo i 40 anni. Cause di epilessie secondarie sono tumori e traumi cerebrali, ischemie o emorragie cerebrali, la trombosi dei seni cerebrali venosi, malformazioni vascolari, e malattie infiammatorie del cervello come vasculiti, meningiti, encefaliti o la sclerosi multipla. Si può curare l'epilessia? Certamente sì, anche se solo nel 60-70% dei casi. Si usano infatti farmaci che controllano e bloccano la tendenza delle cellule cerebrali a produrre scariche epilettiche. Purtroppo l'effetto dei farmaci termina poche ore dopo che si è interrotta la cura; ed è per questo che la terapia dell'epilessia è molto impegnativa per il paziente che assume i farmaci e per il medico che li prescrive, poichè è necessario che il medico scelga il farmaco e le dosi in maniera corretta, ma è altrettanto importante che il paziente comprenda il significato e gli scopi della terapia e la prosegua in maniera precisa e per un lungo periodo di tempo, quasi sempre molti anni e non raramente tutta la vita. La cura farmacologica La farmacoterapia dell'epilessia impiega farmaci antiepilettici, che con diversi meccanismi stabilizzano le proprietà elettriche della membrana delle cellule nervose, impedendo così le scariche elettriche spontanee. Si tratta perciò di una terapia sintomatica che non elimina la causa dell'epilessia. Tuttavia garantisce una vita normale a molti pazienti che altrimenti sarebbero gravemente limitati o minacciati da frequenti crisi epilettiche. La terapia deve tenere conto della situazione e delle esigenze individuali del paziente e va indicata con cura, perché è prolungata e con effetti collaterali potenzialmente gravi, che possono comunque essere minimizzati nella maggior parte dei casi. In particolare, deve essere probabile o sicura la diagnosi di epilessia, e deve essere probabile che le crisi epilettiche si ripetano nel futuro. La terapia, perciò, non si inizia dopo una prima e singola crisi epilettica o senza che sia accertata una causa dell'epilessia che renda probabile crisi ripetute. Vanno inoltre considerate la frequenza delle crisi e la loro gravità clinica, relazionandole alla situazione personale e professionale del singolo paziente. Infine, è necessario eliminare fattori di rischio evitabili come il deficit di sonno o l'abuso di alcool. La scelta del farmaco deve considerare il tipo di crisi e la sindrome epilettica, la durata della terapia e i possibili effetti collaterali sempre rispetto alla situazione del singolo paziente. È importante iniziare con un dosaggio basso che va gradualmente aumentato per trovare la minima dose sufficiente a controllare le crisi. I farmaci usati (1/2) I classici farmaci antiepilettici sono valproato e carbamazepina (che sono spesso i farmaci di prima scelta), fenitoina e fenobarbital. Da pochi anni è disponibile una serie di farmaci di nuova generazione (felbamato, gabapentin, lamotrigina, levetiracetam, oxcarbazepina, tiagabina, topiramato, vigabatrin) usati per indicazioni particolari o per aumentare l'efficacia della terapia quando la monoterapia con un antiepilettico classico non riesce a sopprimere le crisi epilettiche. Studi clinici recenti indicano che gabapentin, lamotrigina e oxcarbazepina possono essere usati anche in monoterapia, mentre felbamato e vigabatrin comportano il rischio di effetti collaterali così seri da restringerne l'uso ad epilessie resistenti ad altri farmaci e indicazioni pediatriche particolari. L'uso di etosuccimide è ristretto alle crisi di assenza. Per la terapia acuta di una crisi epilettica sono disponibili diazepam, lorazepam, clonazepam e fenitoina per via endovenosa o rettale. Farmaci antiepilettici possono interagire tra di loro e con altri farmaci con possibile variazione della loro efficacia e tossicità. Per adeguare il dosaggio dei farmaci e controllare la regolare assunzione è perciò utile il monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche che è possibile per i farmaci maggiormente usati. Il monitoraggio plasmatico tuttavia è uno strumento ausiliare, è più importante il giudizio clinico che paragona l'efficacia del farmaco verso i potenziali effetti collaterali. I farmaci usati (2/2) I classici farmaci antiepilettici sono valproato e carbamazepina (che sono spesso i farmaci di prima scelta), fenitoina e fenobarbital. Da pochi anni è disponibile una serie di farmaci di nuova generazione (felbamato, gabapentin, lamotrigina, levetiracetam, oxcarbazepina, tiagabina, topiramato, vigabatrin) usati per indicazioni particolari o per aumentare l'efficacia della terapia quando la monoterapia con un antiepilettico classico non riesce a sopprimere le crisi epilettiche. Studi clinici recenti indicano che gabapentin, lamotrigina e oxcarbazepina possono essere usati anche in monoterapia, mentre felbamato e vigabatrin comportano il rischio di effetti collaterali così seri da restringerne l'uso ad epilessie resistenti ad altri farmaci e indicazioni pediatriche particolari. L'uso di etosuccimide è ristretto alle crisi di assenza. Per la terapia acuta di una crisi epilettica sono disponibili diazepam, lorazepam, clonazepam e fenitoina per via endovenosa o rettale. Farmaci antiepilettici possono interagire tra di loro e con altri farmaci con possibile variazione della loro efficacia e tossicità. Per adeguare il dosaggio dei farmaci e controllare la regolare assunzione è perciò utile il monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche che è possibile per i farmaci maggiormente usati. Il monitoraggio plasmatico tuttavia è uno strumento ausiliare, è più importante il giudizio clinico che paragona l'efficacia del farmaco verso i potenziali effetti collaterali. La durata della terapia antiepilettica dipende dal tipo, dalla causa e dalla evoluzione spontanea dell'epilessia. Generalmente si propone una graduale riduzione dei farmaci quando per 2-5 anni non si sono più verificate crisi epilettiche e quando sono assenti o minime le alterazioni dell'EEG. Nel 80% dei casi le crisi riappaiono entro 6 mesi dopo la sospensione dei farmaci con la conseguente necessità di riprendere la terapia. La prognosi è migliore quando le crisi sono infrequenti e controllate con basse dosi di un farmaco. Poiché l'epilessia interessa in molti casi l'età riproduttiva, la gravidanza pone questioni particolari per la farmacoterapia, in quanto nessuno dei farmaci è privo di rischio malformativo (teratogeno) per il feto. (...) Farmaci antiepilettici sono infine in grado di abbassare l'efficacia dei contraccettivi orali col rischio di una gravidanza inosservata durante le prime fasi in cui l'embrione è particolarmente suscettibile all'azione teratogena dei farmaci. Circa il 20% delle epilessie non è sufficientemente controllato nonostante l'impiego di farmaci multipli a dosaggi sufficienti. In questo caso si propone la terapia chirurgica che asporta la regione cerebrale (nella maggior parte dei casi il lobo temporale medio) in cui originano le crisi epilettiche. È perciò necessario che questa regione sia ben identificabile come origine delle crisi epilettiche e che la sua rimozione non comporti deficit neurologici gravi. La terapia chirurgica è di successo nel 70-90% dei casi operati e spesso porta a una guarigione completa. Richiede comunque particolare esperienza sia nella fase diagnostica sia in quella chirurgica ed è riservata a centri specializzati.
La ricerca APPROCCIO OLISTICOQualsiasi malattia, che crei problemi nell'assorbimento degli alimenti o interferisca con la disintossicazione organica (intestino irritabile, ecc.), può contribuire a creare le condizioni per una crisi epilettica. Prima di qualsiasi considerazione, ti preghiamo di leggere quanto era conosciuto nei riguardi dell'epilessia nel 1955, ben 50 anni fa. Il testo che proponiamo è stato estratto dall'Enciclopedia Medica Curcio e lo puoi leggere cliccando qui. Vediamo ora di considerare quanti progressi siano stati fatti nella ricerca delle cause di questa grave malattie. Dopo aver letto la situazione attuale (parte iniziale di questo documento), e quella del lontano 1955, possiamo affermare, seppur con amarezza, che non è stato fatto alcun progresso. Perché? Ce lo spiega Richard Bandler in La metamorfosi terapeutica (Ed. Astrolabio) con queste parole: "Negli esseri umani abbiamo riscontrato una caratteristica curiosa. Se scoprono che qualcosa che fanno non funziona, lo fanno di nuovo". L'indirizzo dato inizialmente alle ricerche, e tuttora seguito, è quello tendente alla soppressione della crisi, ma i fatti dimostrano che non è quello indicato per rimuovere le cause profonde della malattia. Analizzeremo ora alcuni fenomeni, scientificamente provati, e poi formuleremo una nostra teoria sulla patogensi dell'epilessia; teoria che ha dato spesso risultati positivi nella pratica clinica.
Parassiti e disfunzioni cognitive Tenete presente che il cervello è l'organo del vostro organismo che consuma più energia; il suo peso ammonta al 3% del vostro peso corporeo ma esso utilizza il 25% dell'ossigeno, degli elementi nutritivi e del glucosio dell'organismo stesso. Di conseguenza, qualsiasi rilevante dissesto metabolico può colpire in primis le funzioni cerebrali; questa connessione è avvalorata da statistiche. Rispetto alla popolazione nel suo complesso, i malati mentali presentano tassi assai più elevati di infezioni parassitiche. Fra il 1995 e il 1996 alcuni ricercatori dell'Università di Ancona hanno eseguito dei test sulle feci di 238 ospiti di quattro istituti psichiatrici italiani, rilevando la presenza di parassiti nel 53,8% di costoro, compresi tutti i ricoverati affetti da aberrazioni comportamentali (Giacometti). La nostra esperienza ci insegna che i parassiti sono spesso implicati nei disordini da stress emotivo cronico e da disfunzioni cognitive. All'occhio inesperto, sintomi classici quali apatia, spossatezza, confusione, perdita della memoria e dell'appetito, "stomaco irritabile", asocialità, letargia e perdita degli stimoli sessuali e della motivazione vengono di frequente interpretati come segnali di disordine depressivo, senza che venga eseguita o nemmeno tentata un'adeguata diagnosi differenziale. A suscitare ulteriore confusione vi è il fatto che nei casi cronici gli indicatori classici di infezione acuta, come febbre o elevato numero di anticorpi, spesso diventano cronici anch'essi a causa di immunodepressione o ipotiroidismo secondari. Il problema di una diagnosi "psichiatrica" è che mentre questa cerca di descrivere un sintomo o una serie di sintomi, non fornisce alcun indizio sulla/e causa/e alla loro radice. Purtroppo fino a quando la psichiatria occidentale non giungerà a riconoscere che la connessione corpo/mente è bidirezionale, i pazienti continueranno a scontare la mancanza de facto di criteri diagnostici differenziali per sindromi clinicamente identiche. Una diagnosi accurata presenta formidabili ostacoli anche per quei clinici che riconoscono gli effetti devastanti che le infezioni croniche intestinali, focali o anche dentali possono avere sulle normali funzioni cerebrali. In realtà alcune procedure standard di esame delle feci identificano meno del 10% delle infezioni attive ed anche i laboratori con uno specifico approccio distico "politicamente corretto" trascurano molte delle infezioni che non sono individuabili nei campioni delle feci, che manifestano schemi di diffusione incoerenti, che sono extra-intestinali o altrimenti difficili da individuare. Oltre due miliardi di individui sono affetti da parassiti intestinali (elmintiasi) Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ad esempio, oltre due miliardi di individui sono affetti da elmintiasi, che tuttavia raramente compare negli esami delle feci. (Queste cifre non devono sorprendervi una volta compreso che i vettori di esposizione sono potenzialmente tutto quello che mangiate, bevete, respirate o toccate; e se pensate che per essere esposti a parassiti esotici negli alimenti dovete lasciare il vostro paese, farete meglio a ricredervi...). Proposta di teoria sulla patogenesi dell'epilessia Sappiamo che le cellule umane assomigliano ad un minuscolo uovo, con un nucleo centrale (il tuorlo) ed una sostanze che lo avvolge (la chiara), sappiamo anche che le cellule vivono immerse in una sostanza particolare chiamata matrice o mesenchima, da cui ricevono il nutrimento, in cui scaricano i loro rifiuti e che premette loro di collegarsi al cervello per ricevere e trasmettere stimoli nervosi. Affinché la vita possa manifestarsi nelle sue molteplici attività tra il nucleo delle cellule, il cervello e i tessuti circostanti è necessario una certa differenza di potenziale elettrico (DDP). Le ricerche scientifiche, da più di 50 anni, hanno assodato che durante una crisi epilettica si riscontra una piccola "scarica" elettrica eccessiva ed incontrollata, che inizia all'improvviso, generalmente finisce rapidamente ed abitualmente non lascia nessuna conseguenza. La cura radicale dell'epilessia, consiste pertanto nel trovare e rimuovere le condizioni elettriche capaci di generare la scarica in oggetto. Come visto più sopra, al punto 2, è sufficiente aggiungere dell'acido all'acqua per creare le condizioni capaci di far muovere gli elettroni da una piastrina all'altra generando in qusto modo una DDP (Differenza Di Potenziale). Ed allora, possiamo postulare che la crisi epilettica possa dipendere da un anomala acidificazione dei tessuti cerebrali, ad opera del sangue che li irrora continuamente. Resta ora da individuare la causa dell'acidificazione anomala del sangue. Tra le varie cause (troppe proteine nell'alimentazione, ecc.) emerge in modo prevalente la presenza di parassiti, in quanto le sostanze tossiche emesse (ammoniaca, ecc.), sono in grado di disturbare in modo notevole il cervello ed il Sistema Nervoso Vegetativo. Con la pratica clinica, e facendo le opportune valutazioni, siamo arrivati alla conclusione che la causa principale dell'epilessia dipenda dalla parassitosi, in primo luogo intestinale, causata dagli Ossiuri (Oxyuris Enterobius vermicularis), e molto più raramente da infestazione cerebrale dovuta a Tenia solins, Toxocara canis o Echinococcus granulosis. Resta inteso che tale causa non è affatto l'unica possibile, ma quando non vi sono fattori fisicamente riscontrabili (traumi, tumori, ecc.), è il caso di prenderla in seria considerazione. Noi abbiamo avuto modo di verificarla in molti casi, curando con successo, persone adulte ed anche bambini. Pareri a sostegno del fatto che "spesso i parassiti provocano epilessia" Un problema ai reni o al fegato, specialmente se cronico, è causa di intossicazione organica. Vi sono molte malattie, come infezioni, tumori delle cellule adipose, cisti, cancri o malattie auto-immune, per citarne solo alcune, che sono causate o generano delle tossine. Qualsiasi malattia, che crei problemi nell'assorbimento degli alimenti o interferisca con la disintossicazione organica (intestino irritabile, ecc.), può contribuire a creare le condizioni per una crisi epilettica (...). Una seria infestazione di parassiti, particolarmente i roundworms (ascaridi o nematoidi), può creare una causa di crisi epilettica perché essi sono in grado di rilasciare delle tossine che hanno un'influenza avversa nei confronti del Sistema Nervoso Centrale. Vi possono essere molti fattori alla base dell'epilessia canina, ma una dieta di bassa qualità può senz'altro contribuire. Infatti, quando ci si occupa di questa malattia, ci si trova in condizioni molto migliori quando l'organismo intero è in uno stato di buona salute e non malnutrito. Prove a sostegno del fatto che "spesso i parassiti provocano epilessia" Come si può comprendere, vedendo l'attuale approccio medico nei confronti dell'epilessia, è facile dedurre che è pressoché impossibile trovare della documentazione scientifica con cui supportare la nostra teoria per cui l'epilessia nell'uomo possa essere collegata con la parassitosi. Prenderemo pertanto in considerazione la documentazione relativa all'epilessia canina, in quanto il cane ha un'organismo assai simile a quello umano. Faremo anche una valutazione di un'altra patologia, il bruxismo, che la medicina ufficiale cura con la soppressione dei sintomi, ma di cui ignora le cause profonde. 1. L'epilessia canina: l'importanza delle tossine organiche e dei parassiti Un problema ai reni o al fegato, specialmente se cronico, è causa di intossicazione organica. Vi sono molte malattie, come infezioni, tumori delle cellule adipose, cisti, cancri o malattie auto-immune, per citarne solo alcune, che sono causate o generano delle tossine. Qualsiasi malattia, che crei problemi nell'assorbimento degli alimenti o interferisca con la disintossicazione organica (intestino irritabile, ecc.), può contribuire a creare le condizioni per una crisi epilettica (...). Una seria infestazione di parassiti, particolarmente i roundworms (ascaridi o nematoidi), può creare una causa di crisi epilettica perché essi sono in grado di rilasciare delle tossine che hanno un'influenza avversa nei confronti del Sistema Nervoso Centrale. 2. L'epilessia canina: l'importanza della dieta Vi possono essere molti fattori alla base dell'epilessia canina, ma una dieta di bassa qualità può senz'altro contribuire. Infatti, quando ci si occupa di questa malattia, ci si trova in condizioni molto migliori quando l'organismo intero è in uno stato di buona salute e non malnutrito. Questa patologia provoca il digrignamento dei denti, quasi sempre durante il sonno, ma talvolta persino in condizione di veglia. Anche in questo caso siamo di fronte a degli impulsi elettrici anomali. Le conoscenze trasmesse con la tradizione, permettevano ai nostri vecchi di associare il digrignamento ai parassiti, ed allora curavano il soggetto con l'aglio o un vermifugo. Oggi, considerando l'alto livello igienico raggiunto, si tende a considerare questo problema come nervoso, e si prescrivono tranquillanti. Ma è una posizione errata, come potremo vedere leggendo la documentazione seguente. Quanto segue è stato tratto da: http://www.edentist.it/famiglie/dentista_risponde/pediatrico/151.html. Quanto segue è stato tratto da: www.donnamoderna.com/salute/medicina/articolo/idA034001004420_2.art Per dettagli e cura del Bruxismo clicca qui.L'approccio olistico in pratica
IL PRONTO SOCCORSO NELLE CRISI EPILETTICHETratto da: "Da genitori a genitori: informazione e sostegno" www.prevention.ch/bambiniedepilessie.htm. Nella crisi generalizzata:
Dopo la crisi:
Durante la crisi non si cerchi di:
Nelle altre crisi:Assenze Crisi con perdita «parziale» di coscienza Note: di solito non è necessario chiamare un medico perché, generalmente, le crisi cessano spontaneamente dopo pochi minuti. È invece necessario chiamare il medico quando:
APPENDICIUna delle più grandi conquiste della Medicina ufficiale, è l’aver insegnato alle famiglie l’utilizzo del farmaco ed il vaccino fin da piccoli; infatti ciò ha un grandissimo valore pedagogico. Con le pillole ed i vaccini si trasmette il "messaggio" che per ogni malessere occorre il Farmaco e/o il Vaccino e quindi il medico che lo prescrive. E così i fatturati delle multinazionali dei farmaci e vaccini aumentano di anno in anno. E si creano sia il mercato dei malati che quello delle malattie genetiche... (www.mednat.org). Gli alimenti proteici generano acidi Le proteine sono i "mattoni" che costituiscono l'organismo. Hanno anche una loro funzioni energetiche. In una persona adulta vi è un continuo ricambio cellulare, creato dall'anabolismo Creazione di celule nuove) e catabolismo (distruzione di quelle vecchie o deteriorate). La "qualità" delle proteine assunte è importante, in quanto dovrebbero apportare tutti gli Aminoacidi essenziali (circa 20). Il catabolismo delle proteine produce ammoniaca e quindi urea e acido urico (dalle purine), nonchè gruppi solfati e fosfati. Siccome queste sostanze sono acide influenzano il livello di acidità (pH) del sangue. Gli alimenti che provengono dagli animali uccisi e dai latticini sono in massima parte acidi Al contrario i vegetali lasciano un residuo basico, fanno eccezione cereali e leguminose. I parassiti generano acido lattico I vermi si trovano a vivere all'interno del lume intestinale, luogo in cui è estremamente scarsa l'aria e di conseguenza l'ossigeno. I parassiti quindi, per ricavare energia dallo zucchero, usano una reazione basata non sulla combustione, che necessiterebbe di ossigeno, elemento raro nell'intestino, ma su quella che viene chiamata glicolisi anaerobia. Essa consiste nel ricavare una quantità di energia, seppur piccola, dallo zucchero senza fare intervenire l'ossigeno e dando luogo alla produzione di acido lattico. Per intenderci è un meccanismo analogo a quello che avviene nelle nostre gambe, quando corriamo troppo, avendo respirato troppo poco: vengono i crampi causati dall'acido lattico. I muscoli hanno dovuto produrre energia dallo zucchero con poco ossigeno. Una parte di zucchero invece di bruciare, dando luogo ad anidride carbonica che viene poi espulsa con la respirazione, ha dato luogo alla reazione chiamata glicolisi anaerobia, con produzione di acido lattico. Vi è una grande differenza nella quantità di energia tra combustione e glicolisi anaerobia: con la combustione si hanno circa 10 volte tanto di energia rispetto alla glicolisi anaerobia. Ovvero per produrre la stessa energia con la glicolisi anaerobia, si ha bisogno di 10 volte tanto di zucchero. Per questo motivo i vermi, usando tale tipo di reazione, hanno bisogno di grandi quantità di zuccheri. L'uso, soprattutto l'abuso, di zucchero nutre i vermi e la presenza di vermi fa venire fami improvvise con una gran voglia di zucchero. E' molto probabile che i vermi riescano ad indurre tale fame nell'uomo attraverso la produzione di sostanze ormono-simili, insuline-simili, che inducono una caduta della glicemia, con grande fame. Quest'alto consumo di zuccheri, dato dalla glicolisi anaerobia, caratterizza non solo i vermi, ma anche i protozoi. E' quindi chiaro che un'alimentazione ricca in zuccheri, particolarmente quelli raffinati, favorisce le parassitosi. L'ammoniaca è molto irritante per il cervello È noto che l’ammoniaca è un agente molte irritante per il cervello. Infatti, una persona può essere risvegliata dallo svenimento facendole annusare l’ammoniaca: "facendole annusare i sali" (dott.ssa Hulda Clark). (...) è stato osservato che dopo aver ucciso i parassiti che producono ammoniaca, il sonno migliora. Noi produciamo l’urea, che viene secreta dai reni insieme all’acqua e poi viene detta urina. Quando siamo infetti dai parassiti, il nostro metabolismo è carico di ammoniaca, che loro producono. Dobbiamo trasformarla in urea nel fegato e nei reni al fine di poterla eliminare. Gli Ossiuri (Oxyuris Enterobius vermicularis) sono dei piccoli vermi, bianci, filiformi e molto mobili. Il maschio è lungo da 3 a 5 mm e la femmina da 9 a 12 mm. Anche se sembrerà incredibile l'infestazione raggiunge il 40-70% dei bimbi e molti più adulti di quanto si possa pensare. Questi parassiti, una volta maturi, si accoppiano nell'intestino ileo-cecale (compresa l'appendice). Dopo un periodo da 5 a 12 settimane la femmina fecondata si sposta con circa 10.000 uova nell'utero, e passando dal colon arriva fino alla regione anale. Mentre il soggetto che la ospita dorme, fuoriesce dall'ano, depone le uova nella regione circostante e muore. In sole 4 - 6 ore le uova sono in grado di maturare. Ricordiamo che esse maturano nelle regione anale, perineale e vulvare. Questo è il motivo per cui chi è infestato soffre di prurito all'ano, specie di notte. È ovvio che chi si tocca la zona anale e poi tocca un oggetto, lascia su tale oggetto le uova che possono così contaminare un'altra persona. Anche la biancheria da letto e personale può così diventare oggetto di contaminazione. Patologie e disfunzioni provocate dagli Ossiuri
La diagnosi può essere diretta o indiretta. Diagnosi indiretta. Si basa sull'osservazione del soggetto e sui sintomi che egli accusa. Noi riteniamo che questa diagnosi sia molto più attendibile di quella indiritta in quanto abbiamo visto dei casi in cui la parassitosi non era stata scoperta, pur avendo fatto gli esami relativi alla Diagnosi diretta. Tra i vari sintomi possimo citare:
Diagnosi diretta. Si basa sull'osservazione delle feci con una lente. Attenzione l'esame delle feci, in qualsiasi modo venga eseguito, deve essere fatto subito dopo l'evacuazione perché in caso contrario le uova si sciolgono ed i parassiti non vengono scoperti. Purtroppo questo fatto viene spesso trascurato e l'esame, ovviamente, non riscontra la presenza degli Ossiuri! È anche possibile applicare sull'ano una striscia di scotch da asportare dopo un'ora. Quindi la si osserva con un microscopio dopo averla applicata ad un vetrino utilizzando un po' d'olio. Abbiamo riscontrato come questo esame non sia sempre valido al 100%. È molto importante la profilassi igienica (tagliare le unghie, lavare spesso le mani e i genitali, evitare la promiscuità). Può anche essere opportuno disinfettare gli alimenti che di solito vengono consumati crudi in una soluzione a base iodio. Per evitare un nuovo contatto è bene lavare la biancheria, personale e da letto, e tutto ciò che possa essere stato contaminato. Siccome l'infestazione si manifesta comunemente in gruppi familiari, può rendersi necessario trattare anche i genitori e gli eventuali fratelli. Il trattamento farmacologico può essere effettuato con uno dei farmaci di scelta, da somministrare per via orale secondo gli schemi e le dosi indicate qui sotto. Genericamente la terapia si effettua per bocca in unica dose, ripetendola dopo 10-20 giorni (per avere la certezza di eliminare anche i vermi nati da uova dischiuse successivamente alla prima dose). Per i bambini fino a 6 anni suggeriamo le Gocce del dr. Reckeweg n. 56 (vedi disclaimer), in ragione di 15 gocce 3 volte al giorno in poca acqua. Per i bambini sopra i 6 anni e gli adulti suggeriamo una compressa di Vermox da 100mg (vedi disclaimer), a cui far seguire un'altra compressa da 100mg dopo 4 (quattro) giorni. La Tenia solins Nella Tenia solins, o tenia della carne di maiale, ci sono ganci nella testa e escrescenze sul corpo con cui si lega alla parete intestinale. Essa assorbe cibo per tutta la lunghezza del suo corpo. Il Dott. Brooks specifica che "i suoi rifiuti metabolici sono assorbiti da chi lo ospita e producono manifestazioni tossiche... e talvolta la sua presenza è persino in grado di creare un'ostruzione intestinale (...). Tra i probemi che la Tenia solins può causare vi è anche l'epilessia. Dice il Dott. Brooks, "disturbi nevralgici appaiono quando il parassita invade il sistema nervoso centrale. I sintomi dipendono dall'ubicazione della larva nel cervello. Una delle manifestazioni più frequenti è la crisi epilettica definita "epilessia verminosa". La Toxocara canis Vi sono alcune autorità che sostengono la possibilità che solo la Toxocara canis possano infestare anche l'uomo (zoonosi), altre dicono che lo possono fare entrambi. Quanto possono essere gravi i danni provocati nell'uomo? Si sono avuti casi in cui essi erano implicati in tumori dell'occhio, che porta alla cecità ed alla epilessia, specialmente in bambini. I casi che raggiungono un livello clinico se ne contano due casi per milione nella popolazione del Regno Unito. Ognuno di questi vermi ha un ciclo di vita differente, ma ci sono delle distinzioni fra loro. Il Toxocara canis colpisce una percentuale alta di cuccioli (dal 20 al 94%) che si possono infestare mediante:
Tabella degli alimenti essenziali alla sopravvivenza dei parassitiTratta da:http://archiviomednatu.splinder.com/post/13894537/Parassiti+umani.+Il+metodo+del
Bibliografia
Siti relativi ai parassiti
Siti relativi all'epilessia
DISCLAIMER. Tutte le metodologie, le tecniche, i rimedi suggeriti e quant'altro proposto nel Progetto Caduceo, sono ad esclusivo scopo didattico e non sostituiscono il medico, a cui bisogna rivolgersi per i problemi relativi alla salute. Pertanto il Progetto Caduceo, non si assume alcuna responsabilità per eventuali danni o problemi, causati dall'utilizzo delle informazioni proposte, oppure da una formulazione di diagnosi o autodiagnosi i cui risultati sono risultati nocivi. |
Sommario del sito | Home page |
"procaduceo.org" Una proposta per un approccio olistico alla diagnosi ed alla terapia. |