LA POTENZA DEL PENSIERO (4)
IRA E RISENTIMENTI
SONO DANNOSI PER LA SALUTE
Sommario
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Ira e risentimenti sono dannosi per la salute
Ricordate che la vostra serenità e la vostra felicità non sono di grande importanza soltanto per voi, ma anche per gli altri.
Intendiamo con "ira" una reazione con perdita di controllo che il soggetto vive ogni qualvolta le sue attese non vengono corrisposte. Può manifestarsi come sfuriata, ostilità, violenza fisica o perfino del mutismo, in questo caso perverso. L'ira è psichicamente paralizzante, e di solito nasce quando vorremmo che coloro che ci circondano fossero diversi o agissero in modo diverso da quello che fanno.
L'ira è una scelta, oltre che un'abitudine. È un modo di agire che abbiamo imparato come reazione ad una frustrazione. L'ira, portata agli estremi, diventa una forma di follia, si definisce infatti pazzo colui che non controlla il proprio comportamento.
L'ira non rende nulla ed è debilitante. Sul piano fisiologico, provoca ipertensioni, ulcere, esantemi, cardiopatie, palpitazioni, insonnia e stanchezza. Sul piano psicologico, distrugge i rapporti affettivi, guasta i rapporti interpersonali, determina senso di colpa e depressione e, comunque, è sempre un qualcosa che sarebbe meglio evitare.
Anche l''azione dell'ira sui piani sottili è assai dannosa in quanto crea fortissime vibrazioni astrali con il conseguente laceramento dell'aura e della protezione psichica che essa costituisce.
Pensi di avere la "miccia" troppo corta? Allora l'ira fa parte della tua vita. Se cosi fosse dovresti riconoscere che giustificazioni del tipo "Fa parte della natura umana, oppure, se la tengo dentro e non mi sfogo, mi viene l'ulcera", sono solo scuse perché, nel profondo, sai benissimo che non sei affatto contento che l'ira sia una parte di te. Inutile dire che se non piace a te, tantomeno piace agli altri.
Nessuno ha alcun bisogno dell'ira, ed essa non risponde ad alcuno scopo che abbia rapporto con la serenità e la soddisfazione di una persona. Forse sei dubbioso perché hai sempre sentito dire che è più salutare dare sfogo all'ira che tenersela dentro. Sì, in effetti lo sfogo dell'ira è più salutare della sua soppressione, ma sarebbe molto meglio coltivare la pace ed eliminare l'ira completamente.
Va notato che l'ira non nasce da sé, ma è il risultato di un ragionamento ben preciso che tu fai quando le cose non vanno come vorresti, ti senti frustrato e vorresti cambiarle. Quando non le puoi cambiare direttamente ti scagli contro la persona che tu pensi (a torto o ragione) responsabile e scegli fra le reazioni che ben conosci, quella che credi possa meglio servire per ottenere lo scopo che ti sei prefisso.
Pertanto, se sei convinto che l'ira fa parte della natura umana, hai un buon alibi per accettarla e non fare nulla per eliminarla. A questo punto, se hai deciso di conservarla, sfogala pure, la tua ira, ma manifestala in modi possibilmente non distruttivi.
Comunque, sarebbe bene che iniziasti a pensare che sei certamente capace di vedere le cose che ti irritano in modo diverso, in modo che alla rabbia possano sostituirsi emozioni che meglio ti ripaghino. Certamente continuerai a provare disagio, fastidio, irritazione o disappunto, perché il mondo non sarà mai come lo vuoi tu, ma non avrai più quei perniciosi attacchi di rabbia che ti fanno perdere il controllo.
Capita a tutti di trovarsi in situazioni in cui può essere utile alzare la voce, ma sempre mantenendo il pieno controllo con la capacità di dimenticare dopo pochi istanti quello che è successo. Alzare la voce o fare la faccia arrabbiata può far meglio comprendere alla tua bimba che non si deve giocare per la strada, ma ciò deve durare un attimo e lasciare quindi spazio alla pace e alla serenità.
Vi è una cosa molto interessante nella natura umana. Messo di fronte ad un problema l'uomo trova una soluzione, la applica e, quasi sempre, la continua ad applicare anche se non ottiene il risultato voluto. Ad esempio, consideriamo il tipico comportamento della madre costantemente adirata per le ripetute monellerie dei suoi figli. Sembra che, più si arrabbia, più essi le disubbidiscano. Lei li punisce, li isola nella loro camera, urla in continuazione, ed è quasi sempre irritata quando tratta con loro. La sua vita di madre è una battaglia. Non conosce altre voci che quelle esagitate, e arriva a sera emozionalmente svuotata, estenuata da tutto un giorno trascorso sul campo di battaglia.
Quasi sempre, un attacco di rabbia incoraggia che la subisce a continuare ad agire come ha sempre agito. Può darsi che provi un po' di paura, ma conosce che, quando lo vorrà, sarà capace di far perdere la pazienza all'altro, ed esercitare su di lui lo stesso tipo di autorità vendicativa che l'irato ritiene di avere.
Questa madre non ha capito che la soluzione che sta utilizzando non è valida, e continua ad usarla avvelenando la sua vita e quella dei suoi figlioli.
Ricorda che ogni volta che reagisci con ira a un comportamento altrui, neghi o togli a quella persona il diritto di essere come vuole. Tu pensi che "se lui fosse come tu vorresti al posto di arrabbiarti lo ameresti di più". Ma gli altri non saranno mai come tu li vorresti, è una questione di libertà individuale, e il vero amore si basa sulla libertà.
Forse fai parte della schiera di coloro che sono invasi da grande ira, ma che non hanno il coraggio di manifestarla. La tieni nascosta dentro e prepari il terreno adatto per disfunzioni o malattie. Non credere con questo di essere migliore di colui che urla esi arrabbia: nella tua mente vi sono infatti le stesse frasi che si ripete lui, e come lui ritieni che persone e cose dovrebbero essere come le vuoi tu. E pensi anche che se lo fossero non saresti adirato.
Questa è comunque una logica difettosa e pericolosa, eliminare l'ira è l'unica e vera soluzioni per liberarti da tali tensioni.
L'unico mezzo valido per eliminarla è comprendere l'importanza di lasciare agli altri la loro libertà di essere ed agire e non permettere che le loro idee o comportamenti abbiano il potere di farti adirare. Con un'alta stima di te stesso, e rifiutando di lasciarti influenzare dagli altri, non sarai più preda dell'ira e non recherai più danno agli altri o a te stesso.
La collera è un'emozione circoscritta e relativamente di breve durata (noi tutti l'abbiamo provata), mentre il risentimento è un processo prolungato che riproduce continuamente lo stress.
Supponiamo, per fare un esempio, che mentre siete in macchina vi tagli la strada un'automobile piena di ragazzotti che quasi vi investe. Subito provate una reazione di stress: il cuore batte più in fretta, la respirazione accelera, il livello di adrenalina aumenta, e così via. Di solito, in un caso del genere, si provano due emozioni distinte: dapprima paura, poi rabbia per l'incoscienza dell'altro automobilista. Si tratta di reazioni del tutto normali.
E quando il momento è passato, tuttavia le nostre azioni e reazioni diventano sempre più significative. Una possibile reazione a questo evento, sarebbe quella di rincorrere l'altra automobile e rimproverare i ragazzi per la loro guida. Se quelli fanno le loro scuse o spiegano i motivi della loro guida spericolata (magari c'era una situazione d'emergenza, oppure erano in ritardo per il lavoro), la collera si placa.
Questa conclusione, però, è quasi sempre impraticabile. Quando non ci è data alcuna possibilità di azione manifesta per disperdere le emozioni connesse con l'evento, allora può succedere che la collera venga generalizzata, e si estenda, per esempio, ad altri ragazzi al voltante, o addirittura a tutti gli automobilisti, sicché la collera provata inizialmente rimane in noi. Se questi sentimenti non hanno modo di sfogarsi, spesso danno luogo al risentimento e allo stress.
Ci sono persone che lasciano covare per anni il risentimento per un'infinità di cause. Molti adulti si portano dietro sentimenti del genere fin dall'infanzia, per esperienze che ricordano in modo incredibilmente particolareggiato. Può trattarsi di esperienze da loro vissute come mancanza di amore da parte dei genitori, come rifiuto da parte dei compagni o di un insegnante, o di ingiustizie o crudeltà da parte dei genitori, e di infinite altre esperienze dolorose. Chi si porta dietro simili risentimenti, non fa che ricrearsi nella testa quegli episodi, e la cosa può continuare anche quando la persona che ha arrecato l'offesa è morta da un pezzo.
Non importa se questi sentimenti erano giustificati al momento in cui ebbe luogo l'esperienza: il fatto è che portarseli dietro comporta dei costi fisici ed emotivi pesantissimi. Quando si covano sentimenti del genere, la prima cosa che bisogna riconoscere è che la fonte ultima del nostro stress siamo noi, e nessun altro.
Da quanto abbiamo esposto risulta evidente che la nostra serenità e la nostra felicità non sono di grande importanza soltanto per noi, ma anche per gli altri.
Per prima cosa devi essere consapevole dei pensieri presenti nella tua mente quando ti arrabbi, e ricordarti che non sei tenuto a pensare in quel modo solo perché in passato hai sempre fatto così.
Cerca di posporre l'ira. Se in una particolare circostanza sei solito perdere le staffe, ritarda l'arrabbiatura di quindici secondi, poi esplodi. La volta successiva, prova a rimandarla di trenta secondi, e seguita ad allungare così gl'intervalli. Non appena ti renderai conto che riesci a ritardare l'ira, ne avrai appreso il controllo. Rimandarla vuol dire averla sotto controllo e, con molta pratica, finirai con l'eliminarla del tutto.
Quando cerchi di servirti dell'ira costruttivamente, per esempio, per insegnare una cosa a tuo figlio, sforzati di simularla soltanto. Alza la voce e fa' pure gli occhi duri, ma senza che ciò comporti perdita di controllo.
Al momento di adirarti ricorda che ognuno ha il diritto di essere come vuole e che la tua pretesa che sia diverso non farà che prolungare la tua ira. Sforzati di permettere agli altri di scegliere, esattamente come tu ribadisci il tuo diritto di fare lo stesso.
Rivolgiti a persone di cui ti fidi e chiedi loro che, quando vedono la tua ira, te lo dicano o ti facciano un segno convenuto. Ricevuto il segnale, pensa a quello che stai facendo e tenta la strategia di rimandare l'arrabbiatura.
Tieni un diario dell'ira e registravi, oltre al motivo, il tempo e il luogo esatti in cui hai scelto di adirarti. Riporta tutto con molto scrupolo, sforzati di annotare ogni comportamento irato. Se hai costanza, scoprirai ben presto che il fatto stesso di dover scrivere motivi e circostanze ti ha persuaso a scegliere l'ira con minor frequenza.
Dopo che hai avuto uno scoppio di collera, annuncia che è stato un errore e che ti sei prefisso lo scopo di ragionare diversamente per non ricadervi. Questo annuncio puramente verbale ti darà la consapevolezza di ciò che hai fatto e dimostrerà che stai veramente cercando di correggerti.
Al momento dell'ira, cerca di essere fisicamente vicino a una persona a cui vuoi bene. Un modo per neutralizzare la tua ostilità consiste nel tenervi per mano, benché tu non sia incline a farlo, e nel restare così finché non hai dato fiato a tutto ciò che provi e non hai dissipato la tua ira.
In un momento in cui non sei adirato, parla con coloro che sono i più frequenti raccoglitori della tua ira. Confessatevi a vicenda che cosa dell'uno è più atto a provocare l'ira dell'altro, e trovate un modo di comunicare i vostri stati d'animo senza ricorrere all'ira, che è debilitante. È possibile che vi mettiate d'accordo e, per mezzo di biglietti o messaggeri o passeggiate, cessiate gradualmente di offendervi l'un l'altro con ira dissennata. Dopo che ve la sarete sbollita nel corso di varie passeggiate, comincerete a capire quanto sia sciocco infuriarsi.
Togli la "miccia" alla tua ira non appena si accende, definendo ciò che provi e ciò che ritieni debba provare l'altra persona. Cruciali sono i primi dieci secondi. Superati questi, ti sarà passata.
Considera tutte le cose che ritieni giuste incontreranno la disapprovazione di molti di coloro che conosci.. Se ti aspetti che gli altri non saranno d'accordo, non sceglierai di adirarti. Anzi, ti dirai che è gente onesta, perché non condivide tutto ciò che dici, pensi, provi e fai.
Tieni presente che se manifestare l'ira è una salutare alternativa all'accumularsela dentro, non provarne affatto è la scelta più salutare di tutte. Se cessi di considerarla naturale e semplicemente umana, hai un motivo interiore per metterti al lavoro ed eliminarla.
Liberati dalle speranze che hai riposto in altri. Sparite le speranze o le attese, sarà sparita anche l'ira.
Rammentati che i bambini saranno sempre irrequieti e vivaci, e che perdere la pazienza a questo proposito non serve a nulla. Se, da una parte, puoi aiutarli a compiere delle scelte positive in altri campi, dall'altra non potrai mai cambiare la loro fondamentale natura.
Ama te stesso, e non avrai il peso di quell'ira autodistruttiva.
In un ingorgo stradale, cerca di controllarti, misura quanto tempo puoi resistere senza esplodere. Invece di prendertela con la persona che è con te, domandale qualcosa in un tono civile. Impiega creativamente quel tempo scrivendo una lettera o una canzone, escogitando modi per uscire dall'ingorgo, oppure rivivendo la più eccitante esperienza sessuale della tua vita, oppure, meglio ancora, studiando dei miglioramenti da apportarle.
- 1. Ispirato a: Le vostre zone erronee, di Wayne W. Dyer, pp. 182-184.
Edizioni Rizzoli, Milano (1990).
- 2. Carl Simonton, Stephanie Matthews-Simonton, James Creighton,
Star bene nuovamente, pp. 163-164. Edizioni Nord-Ovest, Milano (1978).
- 3. Wayne W. Dyer, Le vostre zone erronee, pp. 190-191.
Edizioni Rizzoli, Milano (1990).
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