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LE INFLUENZE SOTTILI E DISTURBANTILA TESTIMONIANZA DEI MORENTI (2/2)Sommario:È nella Morte che Dio ti chiama! Sta per liberarti della scorza mortale che nascondeva la tua Anima di fuoco (Gerard de Narval). LA VITA NELL'ALDILÀIl primo approccio con la vita dell'aldilàPurtroppo l'ignoranza su quello che accade dopo aver deposto il corpo fisico (modo migliore per definire la morte), crea nello spirito del defunto, che si ritrova a vivere nell'aldilà, non poche perplessità. Siccome la sua ignoranza lo portava a credere che la morte fosse "la fine di tutto", risulta ovvio che egli non sia affatto convinto di essere morto. Di solito gli spiriti ci possono vedere ed ascoltare e non riescono a capire perché noi non possiamo vedere loro. Alcuni impiegano anni per comprendere che non rispondiamo alla loro chiamate perché non li possiamo sentire e tantomeno vedere. Gli aiutatori invisibili (1)È doveroso ricordare che quando un individuo passa attraverso gli stadi della morte incontra delle persone familiari a lui care che lo aiutano a passare nei mondi sottili ed a liberarsi del corpo fisico. Vi sono attualmente molte testimonianze di questo fatto; testimonianze che sono state raccolte facendo delle ricerche nei mondi sottili restando nei pressi di persone in procinto di morire. Queste documentazioni, che hanno portato a conoscere gli aspetti invisibile della morte, hanno fatto molto per sollevare il tragico velo solitamente associato con il trapasso. L'individuo in procinto di morire, oltre ai propri cari, fruisce pure di una gentile assistenza da parte di alcune presenze angeliche. Nel momento che appare l'Angelo della Morte i devas della guarigione (esseri spirituali) si ritireranno definitivamente. A questo punto potranno svolgersi le varie fasi che culmineranno con la morte definitiva del corpo fisico. Ogni fase è comunque assistita da una opportuna e radiante Presenza angelica. Il fatto che il morente veda le persone amate che lo hanno preceduto nell'aldilà spiega il sorriso che spesso si riscontra sul suo viso; l'apparizione dell'Angelo spiega invece la luce tenue e delicata che appare sul suo volto per un breve tempo. Questi sono alcuni aspetti che ci fanno comprendere come la morte sia solo un trapasso e non la fine di tutto. Un'esperienza del trapasso (2)Dialogo con Mes, una persona che ha deposto il suo corpo fisico. Domanda. Che esperienze hai provato durante il trapasso? Domanda. Chi erano? Domanda. I vivi dov'erano? Domanda. E i defunti chi erano? IL GIUDIZIOIl premio e il castigo (4)Delle persone intervistate, nessuna ha incontrato l'immagine tradizionale di San Pietro o di una figura analoga che sottopone a un esame prima di ammettere nell'aldilà. Tutte le persone da me intervistate hanno invece parlato di una visione panoramica, tridimensionale, globale, vividamente colorata, degli eventi della loro esistenza. Alcuni hanno detto di aver veduto soltanto gli eventi fondamentali. Altri hanno affermato di aver potuto rivedere ogni singola cosa che fosse loro mai accaduto di fare o pensare. Le cose buone e quelle cattive passavano, con assoluta contemporaneità, di fronte ai loro occhi. Nelle nostre interviste abbiamo saputo che il riesame della propria vita avviene frequentemente alla presenza di un "Essere di luce", in cui alcuni cristiani vedevano il Cristo, e che l'Essere rivolgeva una domanda molto impegnativa: "Che cosa hai fatto della tua vita?". Per spiegare nel modo migliore lo scopo di tale domanda, molti rispondevano che il senso poteva essere: "Hai tu fatto quello che hai fatto perché amavi gli altri?", ovvero se il movente delle sue azioni era stato l'amore oppure l'interesse personale. Siccome nel mondo spirituale si è molto consapevoli questa domanda provoca una sorta di giudizio, pertanto chi vedeva delle sue azioni commesse per egoismo ne provava un acuto rimorso; mentre provava soddisfazione alla vista di azioni in cui aveva dato prova di amore. Va notato che in tutti i casi studiati l'Essere di luce non ha mai giudicato nessuno, anzi avvolgeva con la sua amorevole presenza i defunti che si autogiudicavano in base alle proprie azioni. Essi stessi sembravano comprendere cosa avrebbero dovuto fare (o non fare) in ognuna delle situazioni che stavano esaminando. Vi è ancora da sottolineare come alcuni resoconti riferiscano che, durante il riesame della vita, si vedono non soltanto gli atti compiuti, ma le conseguenze che essi hanno avuto sugli altri. Un'esperienza interessante (4)"Prima uscii dal corpo, ero al di sopra dell'edificio e vedevo il mio corpo. Quindi divenni consapevole della luce - luce e null'altro che luce - attorno a me. Poi vi fu come uno spettacolo: ogni momento della mia vita mi passò davanti, perché io lo esaminassi in un certo senso. Provavo un'intensa vergogna per molte cose perché sembrava avessi ora una consapevolezza diversa, sembrava che la luce mi mostrasse che cosa avevo fatto di male. Era tutto molto reale. Sembrava che quel flashback, quel ricordo, o qualsiasi cosa fosse, avesse come scopo principale di stabilire la portata della mia vita. Sembrava vi fosse come un giudizio, e di colpo la luce divenne più opaca e vi fu una conversazione. non con parole, ma pensieri. Quando vedevo qualcosa, sperimentavo un evento passato, era come lo vedessi attraverso occhi che (penso si possa dire così) avevano una conoscenza onnipotente e mi guidavano, mi aiutavano a vedere. È questo il momento che più mi è rimasto impresso, perché mi mostrava non soltanto quel che avevo fatto, ma anche come quel che avevo fatto aveva agito sugli altri. E non era come se guardassi immagini proiettate su uno schermo, perché sentivo tutte quelle cose; sì, sentivo, e in modo particolare... ho scoperto che neppure i pensieri vanno perduti... Ogni mio pensiero era presente... I pensieri non vanno perduti...". Certamente vivere una situazione non è certamente piacevole, e non c'è da stupirsi se molti, dopo una esperienza di pre-morte, sentono la necessità di cambiare vita. Esaminiamo ora altri due brani di interviste; di entrambe, come di quella precedente, il soggetto era un uomo: "Non ho parlato a nessuno della mia esperienza, ma quando ne sono tornato avevo il desiderio straripante, ardente, appassionato, di fare qualcosa per gli altri... Provavo tanta vergogna per tutte le cose che avevo o non avevo fatto, in vita mia. Sentivo di dover fare qualcosa, che non era possibile rimandare. Quando sono tornato ho deciso che era meglio cambiare. Provavo molto pentimento. Non ero soddisfatto della vita che avevo condotto sino ad allora, per questo volevo cominciare a far meglio". A questo punto vale la pena di citare un brano di Matteo: "Non condannate per non essere condannati; perché col giudizio col quale giudicate sarete giudicati e con la misura con la quale misurate sarà misurato anche a voi" (Mt. 7:1-2). Esiste l'Inferno? (4)È qui il caso di fare un'osservazione su quello che potrebbe accadere a chi si sia macchiato di colpe come gli orrori del nazismo o di altre guerre più recenti. Provate solo a immaginare alle condizioni in cui si trovano i responsabili di colpe simili durante il riesame della vita e, specialmente, considerando non solo le loro azioni ma, le loro conseguenze sugli altri. Quelli che hanno voluto le atrocità naziste sembrano essere stati privi di amore al punto di ordinare la morte di milioni di innocenti. Come conseguenza si ebbero innumerevoli tragedie individuali, separazione del marito dalla moglie, dei genitori dai figli, dell'amico dall'amico. Innumerevoli morti lente o brutalmente veloci. Orribili umiliazioni, anni di fame, lacrime e tormento. I responsabili vedendo tutto questo, e altre cose ancora, le vedono come se stessero accadendo in quell'istante. Nelle mie più tragiche fantasie, non riesco a immaginare un inferno più orribile, più totalmente intollerabile di questo. Riferimenti bibliografici
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