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LE INFLUENZE SOTTILI E DISTURBANTIIL FENOMENO CHIAMATO "MORTE"Sommario
Hanno Mosè e i Profeti, rispose Abramo, che li ascoltino!, e l'altro: No, Padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro si ravvederanno!. Ma Abramo gli replicò: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non si lasceranno convincere neppure da uno che sia risorto dai morti! (Vangelo di Luca, 16:29-31). CONOSCERE LA "MORTE"Alcuni pensieri, prima di iniziareLasciate che i morti partano tranquillamente verso quei luoghi dove devono andare. I vostri genitori, i vostri amici, non aggrappatevi a loro, non tratteneteli col vostro dolore e la vostra sofferenza, e soprattutto non cercate di chiamarli per comunicare con loro: li importunereste e impedireste loro di liberarsi. Pregate per loro, inviate loro il vostro amore, pensate che si liberino e si elevino sempre più nella luce. Se li amate veramente, sappiate che sarete un giorno con loro. Questa è la verità. Quante volte ve l'ho già detto: là dove è il vostro amore, là un giorno sarete anche voi (Omraam Mikhael Alvanhov). Come sarebbe interessante scrivere la storia delle esperienze fatte da un uomo in questa vita dopo essersi suicidato nella precedente; di come egli adesso inciampi sulle stesse esigenze che si erano presentate prima, finché non al riva a capire che quelle esigenze vanno appunto esaudite. Le impressioni della vita passata conferiscono una direzione alla vita presente (Tolstoi). Una volta la morte era considerata importanteÈ nella morte che Dio ti chiama, sta per liberarti dalla scorza mortale che nascondeva la tua Anima di fuoco (Gerard de Narval). Una volta la morte occupava un posto importante tra le preoccupazioni umane, ora non più, ci si rifiuta di parlarne e i moribondi lasciano questo corpo sovente soli e abbandonati. Eppure, non molti decenni fa, la morte era un fenomeno accettato come una fase importante della vita dell'essere umano. Molto presto i bambini, data l'alta mortalità di allora, potevano avvicinare la morte ed imparare a prendere confidenza con essa. Oggi la morte diventa sempre più una sconosciuta, e più ci si sforza di lasciarla da parte, più diventa un trauma. Pertanto occorre riscoprirla anche perché il mondo scientifico l'ha trattata come un oggetto di studi puramente medici o statistici, rendendola ancor più estranea ed inquietante. La morte è solo un intervallo, così come la vita (1)La verità segreta del mondo è che tutte le cose sussistano per sempre e non muoiano, ma si sottraggano per un po' alla vista e in seguito facciano ritorno. Niente muore; gli uomini si fingono morti e si sottopongono a finti funerali e a dolenti necrologi, mentre loro stanno là, a guardare dalla finestra, belli sani e a posto, in qualche nuova guisa foggiati (Ralph Waldo Emerson). L'uomo medio considera la morte come la fine di tutte le relazioni umane e le attività mondane. Pensa che morire sia come lasciare una stanza familiare, calda e illuminata, con le persone care radunate, per andare fuori nella notte fredda e buia. Purtroppo nessuno insegna che ogni notte, mentre il corpo fisico giace addormentato noi "usciamo" e viviamo in un corpo sottile e pertanto invisibile. Ciò che sperimentiamo in questo corpo non può essere ricordato perfettamente perché al mattino, quando rientriamo nel corpo fisico, la densità del cervello fisico "spegne" per così dire le vibrazioni eteriche con i ricordi delle esperienze fatte. Questo è il motivo basilare per non si mette in relazione il sonno con la morte. La sola differenza, tra sonno e morte, consiste nel fatto che nel sonno la funicella d'argento, che collega energeticamente il corpo fisico con quello sottile resta collegata, mentre, nella morte, questa funicella vitale si spezza ed il ritorno nel corpo non è più possibile. Siccome il corpo sottile che ci ospita durante il sonno è simile a quello nello stato di veglia, lo spirito di un defunto spesso non si rende conto di essere fisicamente morto, e questo può essere causa di innumerevoli problematiche, a volte anche gravi. Va notato che il corpo sottile di per sé è perfettamente sano, sono solo le concezioni mentali del suo possessore che lo possono far sembrare invalido o malato; pertanto può anche causare dolori e sofferenze. Perché si teme la morte?Sono certo di essere già stato qui, ora come mille altre volte prima d'ora, e spero di ritornarvi altre mille (Goethe). Fondamentalmente i motivi per cui la morte incute paura sono i seguenti:
Platone, per evitare che i suoi allievi si attaccassero alle cose terrene, li invitava a fissare la loro attenzione sulle cose del mondo dell'aldilà, vera patria dell'uomo. Molti filosofi che seguirono ripresero questo stesso discorso e, tra essi, anche sant'Agostino. Valgono per tutti le parole dell'apostolo Matteo: "Non ammucchiate tesori sulla terra, dove le tarme ed i vermi divorano tutto, dove i ladri bucano le pareti e rubano. Ma accumulate tesori in Cielo, dove né tarme né vermi rovinano tutto, dove i ladri non bucano le pareti e non rubano. Perché là dove è il vostro tesoro sarà anche il vostro cuore" (Mt. 6:19-21). La morte, braccata, non si lascia facilmente delimitare (2)Ma c'è di più: il fenomeno della morte sfugge completamente alla comprensione scientifica. Il dottor Pauling, chimico di fama internazionale, due volte premio Nobel, scriveva in merito: "La morte non ha niente di naturale, in teoria l'uomo è virtualmente immortale, i suoi organi si rigenerano da loro stessi, I'uomo è una macchina capace di autoripararsi. Tuttavia invecchia e muore senza che si possa dare una spiegazione a questo mistero." Così, da un punto di vista razionale la morte rimane un grande mistero, una sfida irrazionale lanciata alla ragione umana che pretende di fondare la sua felicità sulle risposte che la scienza gli fornisce. Un mistero che tocca ogni essere umano, anche se tende ad eliminarlo dalle sue preoccupazioni quotidiane, ma che comunque dovrà affrontare per fatti come l'annuncio di una malattia incurabile o la morte di una persona cara . Ed è allora che egli s'interroga sul senso reale della sua esistenza. Quale valore può accordare ai beni di questo mondo, a tutto quello che, alcuni momenti prima, ai suoi occhi risultava di un'importanza capitale? Domanda esistenziale alla quale soltanto una filosofia spirituale può apportare una risposta soddisfacente. Infatti, per il materialista che vive esclusivamente per le cose di questo mondo, la morte è la fine, la perdita di tutto. Si comprendere come la morte percepita in questo modo è una cosa che si deve allontanare dalla mente e dimenticare. Per questo Platone insegnava ai suoi discepoli il distacco dai beni terrestri, invitandoli a non essere troppo interessate alle cose di questo mondo mutevole, ma a fissare la loro attenzione sulle cose del mondo dell'aldilà, vera patria dell'uomo. Molti filosofi che seguirono ripresero questo stesso discorso e, tra essi, anche sant'Agostino Citiamo, infine, le parole dell'apostolo Matteo: "Non ammucchiate tesori sulla terra, dove le tarme ed i vermi divorano tutto, dove i ladri bucano le pareti e rubano. Ma accumulate tesori in Cielo, dove né tarme né vermi rovinano tutto, dove i ladri non bucano le pareti e non rubano. Perché là dove è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore" (Mt. 6:19-21). La morte rappresenta un episodio traumatico perché...Fondamentalmente la morte rappresenta un fenomeno traumatico perché la gente è convinta di essere il proprio corpo, mentre il corpo non è che un "vestito di carne" che indossiamo per la durata di una vita. Esso ci è necessario per fare esperienze altrimenti impossibili; una di queste è lo sviluppo dell'Io, ovvero la coscienza individuale. Che riesce a comprendere che "non" abbiamo un corpo, ma "abbiamo" un corpo, comprende anche che la morte è solo un periodo in cui viviamo nei mondi sottili in attesa di rinascere in un altro corpo fisico per fare altre esperienze nel modo terreno. Quando finirà questo "entrare ed uscire"? Quando avremo raggiunto una perfezione tale per cui non avremo più bisogno di un corpo fisico, in quel momento avremo conseguito la resurrezione "dalla carne", non "della carne" come la Chiesa ci insegna. Un grave errore grammaticale e filosoficoLa morte non ha niente di comune, in teoria l'uomo è virtualmente immortale, i suoi organi si rigenerano da loro stessi, l'uomo è una macchina capace di autoripararsi. Tuttavia invecchia e muore senza che si possa dare una spiegazione a questo mistero (dottor Pauling, due volte premio Nobel). Il fatto di "avere" un corpo e di "non essere" il corpo ci viene sottolineato anche dalla grammatica. Per le parti che costituiscono il nostro orologio diciamo infatti: "Questo è il mio cinturino, questa è la mia cassa, queste sono le mie lancette, ecc.". Poi mettiamo tutti i pezzi insieme e diciamo "Questo è il mio orologio". Vi prego di notare che abbiamo sempre utilizzato il verbo avere, non potremmo infatti dire: "Io sono l'orologio", perché avendo usato il verbo avere per tutte le parti lo dobbiamo anche usare per le parti messe insieme. Ed allora perché usiamo il verbo avere per tutte le parti del nostro corpo (io ho la testa, io ho due braccia, ecc.), e poi usiamo il verbo essere per tutte le parti messe insieme (io sono Mario)? Se lo si vuole ammettere questo è un gravissimo errore, sia grammaticale che filosofico. Il primo approccio con la vita dell'aldilàPurtroppo l'ignoranza su quello che accade dopo aver deposto il corpo fisico (modo migliore per definire la morte), crea nello spirito del defunto, che si ritrova a vivere nell'aldilà, non poche perplessità. Siccome la sua ignoranza lo portava a credere che la morte fosse "la fine di tutto", risulta ovvio che egli non sia affatto convinto di essere morto. Di solito gli spiriti ci possono vedere ed ascoltare e non riescono a capire perché noi non possiamo vedere loro. Alcuni impiegano anni per comprendere che non rispondiamo alla loro chiamate perché non li possiamo sentire e tantomeno vedere. Vi è sempre qualcuno disposto ad aiutarciFortunatamente vi sono ad accoglierlo parenti o amici defunti prima di lui, oppure delle anime di trapassati che fungono da guida nel nuovo mondo in cui si trova. Se egli accetta questo aiuto potrà iniziare la sua nuova vita senza problemi, potrà persino, con un esercizio mentale, rimuovere completamente dal suo corpo sottile eventuali malattie o infermità che affliggevano il suo corpo fisico. Il giudizioSia le testimonianze di coloro che sono "ritornati", che quelle fornite dagli investigatori nei mondi sottili, concordano sual fatto che lo spirito del defunto deve prendere in considerazione tutta la sua vita e fare un autoesame per valutare ciò che ha fatto e perché lo ha fatto. Nessuno lo giudicherà, ma sarà lui stesso che avrà modo di compiacersi per le azioni fatte dall'amore e provare dispiacere per le sofferenze che il suo egoismo ha causato direttamente o indirettamente. Generalmente questo esame non viene fatto da soli, è infatti presente di un Essere di luce, che non rappresenta un giudice, ma una presenza amica e amorevole. Non sempre gli spiriti progrediscono verso la Luce (3)Naturalmente la maggioranza degli esseri umani, quando abbandonano la terra, non vengono immediatamente liberati dagli attaccamenti terrestri: rimangono legati ai loro parenti, ai loro amici (oppure anche ai loro nemici!), a luoghi, a possedimenti e, se non sono hanno sufficientemente evoluti, se non hanno ancora nel loro cuore e nella loro anima il desiderio di scoprire altre dimensioni e andare verso Dio, girano attorno a quegli esseri, a quelle case e a quegli oggetti. Sono delle anime erranti che soffrono e che non possono ancora svincolarsi, a meno che degli spiriti luminosi non vengano ad aiutarli. Invece, coloro che già sulla terra sono vissuti nell'amore, nella luce e nelle virtù, abbandonano molto rapidamente il loro corpo fisico e prendono il volo verso mondi sublimi, dove navigano nella felicità e nella gioia. Per maggiori dettagli sugli spiriti erranti vedere la pagina Gli spiriti erranti. La dottrina della rinascitaCosì l'idea della rinascita possiede una più confacente spiegazione della realtà, quella per cui il pensiero indiano riesce a sormontare tante difficoltà che invece mettono in scacco i pensatori d'Europa (Albert Schweitzer). Se lo spirito è riuscito a proseguire nel sua cammino oltre tomba ed ha terminato il suo giudizio, permane qualche tempo nei mondi invisibili (a volte centinaia di anni), e quindi si accorda con gli Angeli del destino, che custodiscono il registro con tutte le sue vite passate, per stabilire i genitori, il luogo e il momento di nascita, nonché gli eventi maggiori che costituiranno la sua nuova vita terrena. Quindi si prepara a rinascere: un evento molto più drammatico della morte perché, mentre nella morte ci sono persone care che vengono ad accoglierci, nella nascita, nulla ricordando del passato, ci si trova circondati da estranei, e magari poco simpatici. Le leggi della morte secondo Ermete TrismegistoCosì anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale (S. Paolo, 1 Corinzi 15:42-43).
Per maggiori dettagli sulla rinascita vedere la pagina La dottrina della rinascita. Siamo schiavi del passato, ma signori del futuroIo credo che quando una persona muore l'anima sua alla terra di nuovo torni, ordinata in altra guisa di corpo e carne, Sarà un'altra madre a darvi poi vita. Con membra più salde e più luminosa mente, la vecchia anima riprende allora il cammino (John Masefield). Il fatto di nascere con un "programma prestabilito" potrebbe far pensare che non abbiamo nessuna libertà e farci diventare passivi nei confronti della vita. Noi, invece, siamo perfettamente liberi di reagire alle varie circostanze in un modo oppure nell'altro. Se è vero che siamo schiavi del passato è altrettanto vero che siamo signore del futuro. Reagendo con saggezza ed amore alle vicende della vita ed alle persone che incontreremo, esauriremo il karma (energie dovuta all'insieme di azioni) accumulato nelle vite passate e ci prepareremo per la prossima vita nel migliore dei modi. Una parola di speranza dal maestro Tibetano (4)Il regno della paura della morte è prossimo alla fine, e presto inizierà un periodo di conoscenza e certezza che lo scalzerà dalle radici. Per eliminare la paura della morte basta elevare l'argomento su un piano più scientifico, e in tal senso insegnare come si muore. Esiste una tecnica del morire ed una del vivere, ma in Occidente la prima è in gran parte perduta, ed anche in Oriente è ormai conosciuta solo da piccoli nuclei di Saggi. Ne riparleremo in seguito, forse, ma il pensiero della necessità di indagare tutto questo argomento resti intanto nella mente dei lettori, che studiando, leggendo, meditando, scopriranno cose interessanti, degne poi da raccogliere e pubblicare. Prima che si concluda il prossimo secolo (il 2000, N.d.r.), la morte sarà finalmente intesa come "non esistente", almeno nel senso attuale. La continuità di coscienza, sia nel corpo fisico che fuori, sarà allora così diffusa e sviluppata, e tante saranno le persone evolute al punto di essere simultaneamente cosciente sia del mondo fisico che di quello spirituale. Per questo motivo l'antica paura della morte sparirà ed i rapporti fra piani fisico e astrale saranno così accertati e controllati scientificamente che le attività medianiche, grazie al cielo, cesseranno del tutto. Riferimenti Bibliografici
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