IL TEST PER IDENTIFICARE IL VIRUS HIV
È INAFFIDABILE
L'esempio più vergognoso e inaffidabile di test di laboratorio, usato per scopi diagnostici, è il test per l'AIDS. La prova immunoassorbente legata agli enzimi (ELISA) è il test usato più di frequente per scoprire lo stato dell'HIV, e viene di solito considerato una prova sufficiente per affermare che qualcuno è infetto da questo virus. Un test chiamato Western Blot viene spesso usato come conferma. Per quanto riguarda il test ELISA, viene aggiunto un campione del sangue del paziente a un mix di proteine. Si dà per scontato che, se nel sangue si trovano degli anticorpi dell'HIV, essi reagiscano alle proteine HIV a cui vengono mescolati.
(Lynne McTaggart, Ciò che i dottori non dicono, Macro Edizioni).
In Australia un gruppo di ricercatori del Royal Perth Hospital, definito "The Perth Group", ha concentrato le proprie ricerche sull'isolamento dell' HIV e sulla validità dei test ELISA (test di primo livello, il più utilizzato), Western Blot (secondo livello, considerato più attendibile) e Viral Load (l'ultimo apparso); hanno concluso le loro ricerche affermando che nessuno dei lavori pubblicati dimostra che l'HIV sia stato isolato e che i tre test non provano affatto la presenza del virus HIV nei campioni di sangue sottoposti a test. (Ansa)
www.theperthgroup.com
I TEST NON RILEVANO IL VIRUS E NON POTRANNO MAI FARLO
Tratto da www.mednat.org/aids/test_fraudolento.htm
... Di recente ho avviato il Gruppo per l’Analisi Scientifica dei test fraudolenti per l’HIV, onde poter aiutare le persone a fare scelte informate riguardanti la scienza disonesta alle spalle dei cosiddetti test per gli anticorpi dell’HIV. Tutte le procedure putative per il test dell’HIV (PCR/carico virale/genetica) sono non specifiche, non standardizzate e non riproducibili; diversi kit di test producono diversi risultati; e paesi diversi hanno criteri diversi su quanto costituisce un risultato HIV-positivo.
Vi sono 60 condizioni conosciute per produrre un risultato HIV-positivo, comprese epatite, influenza e malattie immunitarie. I test ‘HIV’ non rilevano, e non potranno mai farlo, l’HIV perché un simile ipotetico retrovirus non è mai stato isolato. Il prof. Gordon Stewart et al. hanno scritto su Lancet (21 agosto 1999): "... perché l’HIV non è mai stato isolato da microscopi elettronici o ultracentrifugazione gradiente da materiale di co-coltura cellulare proveniente da un qualsiasi paziente africano?", o da qualsiasi altro in tutto il mondo?
Il fatto è che le particelle di ‘HIV’ non sono mai state viste, isolate o recuperate da sangue o plasma non da coltura.
Il prof. Gordon Stewart ha anche sostenuto su Current Medical Research and Opinion (13[1O]:627-634, 1997): "Al momento non vi sono basi scientifiche per usare questi test per provare l’infezione da HIV."
Alla Conferenza Mondiale sull’AIDS di Ginevra del 1998, alla sessione del primo giorno, Test HIV: Domande Aperte sulla Specificità, venne affermato: "Il significato dei test HIV attualmente utilizzati è sconosciuto ed è urgentemente necessaria una rivalutazione".
Sino ad oggi Robert Gallo, il prof. Luc Montagnier, il dr. Jay Levy, il prof. Richard Tedder e il prof. Robin Weiss, non hanno provato che l’HIV esista come un retrovirus isolato/purificato. Pertanto non solo non è etico, ma è fuorviante e irresponsabile promuovere un test ‘HIV’ fraudolento.
Chiunque abbia bisogno di ulteriori informazioni può contattare il nostro gruppo al seguente indirizzo.
Alex Russell, Vicedirettore, Continuum Magazine.
The Group for Scientific Analysis of Fraudulent HIV Testing,
4A Hollybush Piace, Bethnai Green, E2 9QX, UK
IL TEST PER HIV
Tratto da Ciò che i dottori non dicono, di Lynne McTaggart. Macro Edizioni.
L'esempio più vergognoso e inaffidabile di test di laboratorio, usato per scopi diagnostici, è il test per l'AIDS. La prova immunoassorbente legata agli enzimi (ELISA) è il test usato più di frequente per scoprire lo stato dell'HIV, e viene di solito considerato una prova sufficiente per affermare che qualcuno è infetto da questo virus. Un test chiamato Western Blot viene spesso usato come conferma. Per quanto riguarda il test ELISA, viene aggiunto un campione del sangue del paziente a un mix di proteine. Si dà per scontato che, se nel sangue si trovano degli anticorpi dell'HIV, essi reagiscano alle proteine HIV a cui vengono mescolati.
La prova che l'HIV provochi l'AIDS si basa completamente sull'idea che il ritrovamento dei suoi anticorpi sia la prova della presenza del virus stesso nel sangue. I dottori danno per scontato che se il vostro corpo ha creato degli anticorpi specificatamente per l'HIV, questo deve significare che una proteina del virus, e perciò il virus stesso, è presente. In altre parole, i cosiddetti test per l'AIDS non sono in grado di scoprire o meno la presenza dell'HlV, ma solo la presenza degli anticorpi per combatterlo, cioè il segno che il corpo ha combattuto l'infezione e ha vinto. Con il test Western Blot, queste proteine dell'HIV vengono isolate; quando vengono mescolate con un campione di sangue, ogni proteina indicherà se si è legata ad un anticorpo.
Oltre a non essere in grado di trovare l'HIV, questi test sono conosciuti per la loro inaffidabilità; in Russia, nel 1990, su 20.000 persone risultate positive ai test ELISA, solo 112 sono in seguito state confermate positive con il test Western Blot, così dichiara il biofisico australiano Eleni PapadopoulosEleopulos, che ha studiato entrambi i test in maniera approfondita. Il governo francese considera questi test talmente inaffidabili che recentemente ha ritirato dal mercato nove dei trenta test per l'HIV disponibili.
L'altro problema è che nessuno dei due test utilizzati è specifico per l'HIV; entrambi reagiscono a molte altre proteine causate da altre malattie. Per esempio la proteina p24, generalmente accettata come prova dell'esistenza dell'HlV, si trova in tutti i retrovirus che vivono nel corpo e non provocano nessun danno. Questo significa che la p24 non è solo presente nell'HIV, come il Dott. Robert Gallo, co-scopritore del virus HIV, ha ripetutamente dichiarato. L'epatite B e C, la malaria, il virus del papilloma umano, la febbre ghiandolare, la tubercolosi, la sifilide e la lebbra, sono solo alcune delle condizioni in grado di produrre dei test biologicamente falsi ma positivi con il metodo ELISA.
In uno studio, gli anticorpi della p24 sono stati trovati nel 13% dei pazienti con il virus del papilloma umano generalizzato, nel 24% dei pazienti con il cancro alla pelle e nel 41% dei pazienti con la sclerosi multipla. In uno studio condotto nel 1991, la metà dei pazienti con un test p24 positivo, in seguito si positivizzata.
Il Westem Blot, considerato il più accurato dei due test, non è stato provato essere migliore dell'ELlSA. Il Dott. Max Essex dell'Università di Harvard, Scuola di Sanità Pubblica, un esperto di AIDS molto rispettato, ha scoperto che il Western Blot dava un risultato positivo nell'85% dei pazienti africani che in seguito sono stati trovati negativi all'HIV. Alla fine, unitamente ai suoi ricercatori, ha scoperto che le proteine del germe della lebbra, che infetta milioni di africani, può apparire falsamente positivo sia con il test ELISA, sia con il test Western Blot, allo stesso modo della malaria. In uno studio su pazienti venezuelani affetti da malaria, la percentuale di falsi positivi con il Westem Blot è stata del 25-41%.
Questa documentazione è preoccupante quando si pensa che i gruppi maggiori a rischio per l'AIDS - omosessuali, tossicodipendenti ed emofiliaci vengono esposti a varie sostanze estranee come sperma, sostanze stupefacenti, trasfusioni sanguigne, componenti sanguigni, epatite, virus di Epstein Barr molti altri fattori o malattie che possono causare test di sieropositività falsi. Altre popolazioni, esposte a un ammontare maggiore del normale di questa malattia, come gli africani e i tossicodipendenti, creano, inoltre, un numero maggiore di anticorpi del resto di noi e, per questa ragione, è possibile che i loro test per l'HIV risultino falsamente positivi.
Le trasfusioni di sangue possono anch'esse provocare un risultato falso positivo. In uno studio, I'ammontare di anticorpi HIV trovati nei test ELISA, era altissimo subito dopo la trasfusione e poi diminuiva. A un volontario vennero fatte sei iniezioni di sangue HIV negativo a intervalli di quattro giorni. Dopo la prima iniezione il suo test HIV era negativo, ma la risposta degli anticorpi HIV positivi aumentava con ogni trasfusione.
Naturalmente il problema maggiore di un test HIV è che la sieropositivltà vi etichetta sieropositivo per tutta la vita Essere sieropositivo può impedirvi di stipulare assicurazioni, di trovare lavoro, di sposarvi o anche di entrare in un altro paese. Il test HIV può anche lanciare molti pazienti sani nella strada inesorabile del trattamento "preventivo" per l'AIDS con medicinali, i cui considerevoli effetti collaterali e anche potenzialmente letali, hanno delle somiglianze misteriose alla lista dei sintomi che i dottori descrivono come infezione da HIV o AIDS conclamata.
Siti per approfondire (in lingua inglese)
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