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GLI INSEGNAMENTI ESOTERICI

LA MORTE E LA VITA OLTRE LA MORTE (1/2)

Sommario



Hanno Mosè e i Profeti, rispose Abramo, che li ascoltino!, e l'altro: No, Padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro si ravvederanno!. Ma Abramo gli replicò: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non si lasceranno convincere neppure da uno che sia risorto dai morti! (Vangelo di Luca, 16:29-31).


Premessa (1)

In qualità di terapeuti avrete certamente l'occasione di dovervi incontrare con la morte (nei vari stadi che essa presenta), più frequentemente di quanto capiti alle altre persone. Per questo motivo vi è una cosa di vitale importanza che non si potrà mai mettere abbastanza in rilievo: Voi, i terapeuti, dovete essere familiari con la morte, dovete essere in grado di sentirvi a vostro agio in sua presenza e non averne alcun timore.

Come primo passo in questo approccio dovrete accettare il fatto che, teoricamente, la Guarigione prenda a volte lo stesso volto della morte, e che la medesima sia null'altro che il modo con cui l'anima si libera dalla sua prigione materiale, ovvero il corpo fisico. In questo contesto la cultura non è però sufficiente, voi dovrete andare oltre ciò che può essere la semplice accettazione teorica...

Quando riuscirete davvero a porvi di fronte alla morte senza opporre resistenza e senza temerla, allora il vostro lavoro terapeutico acquisterà una forza maggiore perché, come viene illustrato da un pensiero seme: "Il terapeuta celebra la vita e non teme né la nascita, né la morte, e neppure qualunque mutamento di forma."

Alla fin fine come possiamo intendere la morte se non come un semplice cambiamento, una transizione, un abbandono di una forma per un'altra più sottile? Le scienze ortodosse spesso descrivono o definiscono la morte come la fine di determinate funzioni, come la fine della vita, proprio come il concepimento e/o la nascita sono descritte come l'inizio della medesima.

Per gli Insegnamenti Esoterici (che sono presso l'umanità da molto più tempo che non le scienze cosiddette "ortodosse"), la morte assume una prospettiva alquanto diversa. Essi parlano di un "mare di esistenza" nel quale vita e morte non sono altro che semplici stadi, ovvero passaggi di transizione che avvengono nel Tutto onnipervadente.

Certamente questo è il messaggio proposto dalla natura: un bocciolo si schiude, una foglia germoglia apportando una nuova energia all'albero, quindi muta di colore per poi appassire e cadere a terra. Questa "caduta della foglia" (ovvero la sua morte) porta alla dissoluzione della forma che si identifica con il terreno, tornando così nuovamente a formare un tutt'uno col grande corpo della nostra Madre Terra e con la grande vita del nostro Padre Spirito.

Malgrado la bellezza essenziale di questo processo di liberazione chiamato morte, il terapeuta dovrà regolarmente imbattersi in due ostacoli che si oppongono ad una morte armoniosa:

  1. Il dolore di coloro che restano indietro. Questo sconvolgimento emotivo e l'attaccamento al morente possono ostacolare un fluido transitare dell'essere spirituale che se ne sta uscendo dal corpo materiale. Elizabeth Kubler-Ross e molti altri hanno compiuto un eccellente lavoro in questo campo, identificando gli stadi della sofferenza ed offrendo con ciò una guida per aiutare i familiari sofferenti a comprendere i vari passaggi che conducono alla morte in maniera positiva e salutare.
  2. L'ignoranza e la costernazione del morente quando si trova ad affrontare le condizioni, per nulla familiari, della vita non più fisica. A questo si potrà rimediare soltanto quando l'umanità capirà che la condizione non fisica dopo la morte non è affatto nuova, ma anzi molto antica. Un estratto dal lavoro di Michael Eastcott (2) sulla morte illustra questo punto in modo assai chiaro:

    La morte per l'uomo medio rappresenta il cataclisma finale che coinvolge la fine di tutte le relazioni umane e la cessazione di tutta l'attività fisica. Essa gli sembra analoga al lasciare una stanza illuminata e calda, amichevole e familiare, dove i suoi cari sono radunati, per andare fuori nella notte fredda e buia.

    Purtroppo le persone non sanno, o lo dimenticano, che ogni notte, nelle ore di sonno, esse cessano di essere attive nel piano fisico ed iniziano a vivere e funzionare a un livello del tutto differente. Il fatto che non sono in grado di riportare nella coscienza del cervello materiale il ricordo di quell'uscita, e di ciò che hanno fatto, le fa' dimenticare che hanno già raggiunto una certa facilità nel lasciare il corpo fisico. Questo è il motivo basilare per cui falliscono nel mettere in relazione il sonno con la morte.

    La morte, dopo tutto, è solo un lungo intervallo in cui non vi è più la tangibile esistenza nel piano fisico; colui che si pensa morto è solo "andato fuori" per un tempo maggiore di quello relativo al sonno ordinario. Comunque il processo del sonno ordinario è assai simile a quello della morte.

    La sola differenza che distingue questi due fenomeni consiste nel fatto che nel sonno la funicella d'argento (o corrente di energia) lungo la quale passa la forza vitale che collega il corpo materiale con quelli sottili resta collegata, e costituisce il mezzo che, al risveglio, permette di ritornare nel corpo denso. Nella morte questa funicella vitale si spezza ed il ritorno non è più possibile. Quando questo succede il corpo fisico, mancando dei principi di coerenza che lo tenevano insieme, si disintegra.

    La morte, se solo potessimo rendercene conto, è una delle attività che abbiamo già praticato in tante occasioni. Noi, infatti, siamo morti molte volte e moriremo ancora e poi ancora. La morte è essenzialmente una questione di coscienza; siamo coscienti per un breve periodo sul piano fisico, ed un momento dopo ci ritiriamo su un altro piano dove siamo attivamente coscienti.

    Fintanto che identifichiamo noi stessi con il nostro corpo, la morte sarà per noi causa di un grande timore: timore le cui origini risalgono nella notte dei tempi. Non appena ci renderemo conto di non essere dei "corpi" ma delle "anime" che abitano nei corpi, ci troveremo pure in grado di focalizzare la nostra coscienza in ogni forma fisica (o piano di esistenza). Saremo pure in grado di focalizzarla in ogni direzione entro la forma di Dio, è non conosceremo più il fenomeno chiamato "morte".

    Io parlo della morte come uno che conosce l'argomento sia per l'esperienza avuta nel mondo esterno, sia per ciò che concerne la vita interiore. La morte non esiste. Esiste invece l'ingresso in una vita più piena; una vita libera dalle limitazione create dal corpo fisico. Il processo di brutale separazione tanto temuto non ha affatto luogo, se non nel caso di morte improvvisa e violenta. Gli unici fenomeni veramente sgradevoli sono un istantaneo e terribile senso di morte e imminente distruzione, e qualcosa che si avvicina ad un elettroshock. Niente altro.

    Per i non evoluti, la morte è letteralmente un sonno di oblio, questo perché la mente non è sufficientemente sveglia per reagire e l'area che contiene la memoria è praticamente vuota. Per un onesto ed intelligente cittadino mediamente la morte non è altro che la continuazione della vita in piena coscienza; egli può, nella sua vita nell'aldilà, portare ancora avanti i suoi interessi e le tendenze che aveva durante la vita fisica. La sua coscienza ed il suo senso di consapevolezza sono gli stessi e non si sono alterati. Egli non nota una gran differenza, è ben curato, e spesso ignora addirittura di essere passato attraverso l'episodio della morte." (2).


    Il processo chiamato "morte"

    Prima di illustrare il processo della morte, o il "passaggio nei mondi sottili" come lo chiamano gli esoterici, diremo che, nel corpo umano, l'uscita della forza vitale può avvenire tramite due orifizi primari ed un orifizio intermedio. Vi è una tela fittamente intessuta di materia eterica protegge ciascun orifizio e, durante il processo della morte la forza vitale colpisce ripetutamente questa tela ed alla fine produce un'apertura attraverso la quale può uscirsene fuori dal corpo fisico.

    Nel tempo, poi, si spoglierà anche del corpo eterico, astrale e mentale, cosicché essi potranno potranno dissolversi nel momento più opportuno.

    I tre orifizi principali da cui può uscire la forza vitale sono:

    • L'uscita alla sommità del capo, generalmente utilizzata dai tipi intellettuali e dagli esseri umani orientati spiritualmente.
    • L'uscita nella regione del plesso solare, utilizzata dalle persone in cui le emozioni prevalgono sul ragionamento e da quelle che possiedono una forte natura animale. Questo tipo di persone costituisce la maggioranza dell'attuale umanità.
    • L'uscita appena sotto l'apice del cuore; questa uscita è usata da tutte le persone buone e gentili, cioè da coloro che sono onesti, socievoli e lavorano per il benessere dei loro simili.

    La terza uscita è entrata in uso per agevolare quelle persone che, a causa del progresso dell'umanità, hanno superato le persone del secondo gruppo ma non sono ancora arrivati a far parte del primo.

    Gli aiutatori invisibili

    Prima di esaminare l'aspetto tecnico della morte vi preghiamo di considerare attentamente il fatto che quando un individuo passa attraverso gli stadi della morte incontra delle persone familiari a lui care che lo aiutano a passare nei mondi sottili ed a liberarsi del corpo fisico.

    Vi sono attualmente molte testimonianze di questo fatto; testimonianze che sono state raccolte facendo delle ricerche nei mondi sottili restando nei pressi di persone in procinto di morire. Queste documentazioni, che hanno portato a conoscere gli aspetti invisibile della morte, hanno fatto molto per sollevare il tragico velo solitamente associato con il trapasso.

    L'individuo in procinto di morire, oltre ai propri cari, fruisce pure di una gentile assistenza da parte di alcune presenze angeliche. Nel momento che appare l'Angelo della Morte i devas della guarigione (esseri spirituali) si ritireranno definitivamente. A questo punto potranno svolgersi le varie fasi che culmineranno con la morte definitiva del corpo fisico. Ogni fase è comunque assistita da una opportuna e radiante Presenza angelica.

    Il fatto che il morente veda le persone amate che lo hanno preceduto nell'aldilà spiega il sorriso che spesso si riscontra sul suo viso; l'apparizione dell'Angelo spiega invece la luce tenue e delicata che appare sul suo volto per un breve tempo. Questi sono alcuni aspetti assai belli della morte.

    Per maggiori dettagli sulle varie fasi delle morte vedere il volume: "Esoteric Healing" p. 529, di A. Bailey. Edizioni Nuova Era.

    Il ruolo delle Guide nell'aldilà (3)

    Nel suo volume Colloqui con l'altra dimensione l'autore ci dice che che Esse accolgono nella nuova dimensione le anime appena disincarnate per confortarle, per aiutarle a prendere coscienza della situazione nuova, per dargli un primo orientamento, per seguirle invisibilmente. Assistono anche le anime in espiazione.

    Sono, infine, sempre queste Guide che, intervenendo in forma visibile nel mondo astrale, sollecitano le anime a intraprendere il cammino evolutivo. Non fanno mai mancare, anche in seguito, l'esortazione, il consiglio, la correzione opportuna.

    Con le Guide le anime hanno colloqui individuali e seminari di gruppo. La Guida insegna loro a meditare, a pregare, e ad adorare la Divinità nel modo migliore.

    Le anime possono trovare, così, chi le guidi ad ogni livello: sia allo stadio in cui hanno ancora la forma, sia agli stadi successivi, informali.

    Un'esperienza del trapasso (3)

    Dialogo con Mes, una persona che ha deposto il suo corpo fisico.

    Domanda. Che esperienze hai provato durante il trapasso?
    Risposta. Prima mi sono sentito meglio. Avevo voglia di vivere. Poi ricordo un torpore nel quale vedevo un affollarsi di tanti visi noti e mi dicevo: strano, tutti qui.

    Domanda. Chi erano?
    Risposta. Alcuni erano persone ancora vive, altre defunte.

    Domanda. I vivi dov'erano?
    Risposta. Nella stanza.

    Domanda. E i defunti chi erano?
    Risposta. Parenti e amici. Sai, è strano, non ti rendi conto del passaggio.

    È come girare l'angolo...

    Morire è soltanto come girare l'angolo di una strada, mio caro,
       solo il girare l'angolo della strada.
    Dietro la curva c'è una luce più luminosa,
       fede per i nostri dubbi, pace per la nostra paura,
       e riposo dopo i tediosi pesi della Vita.
    Sorridi, è soltanto il girare l'angolo di una strada, mio caro, solo svoltare l'angolo.
    Non piangere! Ti attenderò, mio caro, amandoti tutto il tempo:
    Se il mio destino è di svoltare l'angolo,
       e il tuo di attendere, ancora per un poco,
       e imparare ad attendere, e lavorare, con un sorriso.
    Non piangere! È solo per un attimo, mio caro, solo per un attimo.

                                                        Caterine A. Miller

    Riferimenti Bibliografici up.jpg

    • 1. Tratto da Mental Healing Therapy.
    • 2. Sundial House, The phenomenon of death, p. 7 e 9.
      Sundial House, Tunbridge Wells, 1976.
    • 3. Filippo Liverziani, Eternità.
      Riverdito Editore.


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